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Un film sulla morte o sulla
vita?
Su quanto siano vicine o su quanto siano indissolubilmente legate?
Chissà.
Senza dubbio però, un film bello, intenso, forte, vicino alla
vita vera e ai dolori, profondi, che ogni tanto ci bussano alla porta e ci
trovano completamente impreparati.
Tre vite, quanto di più distante ci
possa essere, si incrociano a causa di un incidente (auto-citazione del
genietto messicano, vedere il precedente "Amores Perros").
E
scatenano una reazione distruttiva che porta però al perdono e alla
redenzione. Una metafora religiosa, dopo che per tutto il film la
religione (Cattolica, in questo caso) viene mostrata per quanto delirante
possa essere.
Il film ci porta inoltre a riflettere su quanto questa
nostra società agiata ci abbia allontanato dalla condizione ottimale per
saper affrontare la perdita.
Un discorso a parte merita l'originalità e
la sfrontatezza di questo regista (a questo proposito, vi consiglio se non
l'avete fatto, di vedere anche "11 settembre" e in particolare,
l'episodio diretto da Iñárritu); le storie, a parte il viraggio della
fotografia di colore diverso per i tre protagonisti, che si nota appena,
ci vengono narrate con continui avanti e indietro nel tempo, e per un bel
po' ci spiazzano; anche per questo (ma per una storia di tale intensità
non ce ne sarebbe stato bisogno) si rimane inchiodati alla poltroncina per
due ore, affascinati dalla coesione regista-storia-attori.
Intensità
massima, Sean Penn asciutto come mai prima,
Naomi Watts la più sopra le
righe per via della parte, ma assolutamente convincente, Benicio Del Toro
penetrante, disperato, dannatamente profondo.
Dopo aver ricordato Charlotte
Gainsbourg nella parte di Mary, la compagna in crisi di Penn, ruolo minore
riservato a questa attrice non bellissima ma sempre fortemente
affascinante, vorrei soffermarmi su tre scene devastanti per emotività e
recitazione. Sean Penn muto seduto sul bordo di una piscina vuota e
semi-abbandonata (la vediamo quasi all'inizio ma la capiamo quasi alla
fine), Naomi Watts che ripercorre la strada dell'ultima passeggiata del
marito con le figlie fino all'incrocio dove rimangono vittime
dell'incidente, dopodiché si siede sul marciapiede e tocca le foglie
secche che potrebbero aver fatto da "testimoni", Benicio Del
Toro che si fissa nello specchio del motel poco prima di raschiarsi un
tatuaggio di una croce sull'interno dell'avanbraccio mediante un coltello
scaldato con l'accendino.
Poco da fare, i film "circolari" (se
possibile con coincidenze alla Kieslowski) risultano sempre di una spanna
più emozionanti.
Siamo solo a Gennaio, ma abbiamo già un serio candidato
al miglior film dall'anno.
di: Ale |