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Rwanda 1995, Paul Rusesabagina e’ direttore del lussuoso albergo
(di proprieta’ della ormai defunta compagnia aerea Sabena) ‘’des
Milles Collines’’ a Kigali. Fa bene il suo lavoro, e’ mellifluo
quanto basta, sa ungere gli ingranaggi giusti anche in un paese
che sta andando allo sfascio. Fondamentalmente ottimista, forse
perche’ si sente un po’ ‘’occidentale’’. Lo scontro etnico Hutu/Tutsi
sfocia in una sanguinosa guerra civile a colpi di machete, e lui
sempre piu’ incredulo prima pensa solo alla sua famiglia, poi
improvvisamente si rende conto che deve fare qualcosa. Salvera’
oltre 1200 persone, mentendo, rischiando in prima persona,
usando i sotterfugi che prima usava per far scorrere il suo
lavoro liscio come l’olio.
Ci sono storie che vanno raccontate; spesso diventano film che
vanno solo guardati, senza criticarli. O meglio, delle critiche
se ne puo’ parlare, ma la valenza immane di questa storia, sia
per lo ‘’sfondo’’ che offre, sia per il messaggio che se ne
ricava, non perde di importanza se la pellicola ha qualche
(lievissimo) difetto.
Per chi non lo sapesse, questa e’ una storia realmente accaduta,
Rusesabagina esiste ed e’ chiamato ‘’lo Schindler africano’’
(anche se lui rifiuta la definizione, le similitudini ci sono);
ha dichiarato inoltre che il 90% della storia e’ vera, quindi la
sceneggiatura e’ davvero poco romanzata. In effetti, non c’e’
romanticismo (se si eccettuano le birre sul tetto dell’hotel tra
Paul e la moglie Tatiana, mentre il panorama offre le
traiettorie dei traccianti), anche se, per contro, le violenze
del genocidio ci sono ampiamente risparmiate; ma e’ una scelta
da condividere in pieno col regista, che riesce a renderci
testimoni quando, a bocce ferme, ognuno di noi ha la sua colpa
in quel caso.
Un milione di morti. Pensateci. Provate ad immaginarli. Un
cadavere accanto all’altro, come nella scena della strada lungo
il fiume, oppure uno sopra all’altro. Quanti sono? Troppi.
Insopportabilmente troppi.
E’ la domanda che vi farete sulla poltroncina mentre scorrono i
titoli di coda.
Sophie Okonedo (Tatiana) intensa, ma soprattutto Don Cheadle
davvero convincente. Ricco anche il cast di ‘’corredo’’ (Nick
Nolte, il colonnello ONU che pronuncia sentenze pesanti, così
come Joaquin Phoenix, cameraman con – solo accennati – sensi di
colpa; Jean Reno capo della Sabena).
Necessario.
di:
Ale |