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Gianca, anche voce narrante, e’ il figlio di una coppia della
buona borghesia bolognese; il padre (un ottimo Johnny Dorelli)
e’ un musicista frustrato, ma affermato commercialista, che
vuole con forza dal figlio l’affermazione in campo musicale che
a lui e’ stata negata ‘’da quelli stronzi’’. Sul treno per
Perugia, diretti a un seminario organizzato da Umbria Jazz, si
incontrano Gianca, appunto, e Nick, trombettista ‘’a orecchio’’,
e nasce una profonda amicizia, che verra’ messa a dura prova
negli anni dal legame di Nick con la sorella di Gianca, dalla
band messa su insieme, dalla presa di coscienza da parte di
entrambi dall’abbondanza di talento di Nick e della mancanza
dello stesso da parte di Gianca, e dall’ingresso nella vita di
tutti e due di Francesca, ingresso fortemente voluto da Gianca,
che ne diventa intimo in stile ‘’avvoltoio’’, per poi
fidanzarcisi.
Avati illustra come sempre, dinamiche d’amore e d’amicizia;
stavolta, con una punta di autobiografismo (pare che Gianca sia
lui da giovane e Nick il suo amico Lucio Dalla, ovviamente un
Dalla non cantante ma trombettista, per confondere le acque e
per non eseguire proprio una copia della sua storia personale).
Il risultato e’ un film che si sviluppa piu’ sulle pagine di
critica che sullo schermo. La visione, infatti, lascia un po’
freddi, inoltre, visto che la storia da’ ampio spazio alla
musica, lascia atterriti leggere che Andrea Dell’Ira,
trombettista chiamato a suonare il concerto in mi maggiore di
Hummel, che nel film Nick interpreta nella doppia scena
iniziale/finale, abbia insegnato le esatte posizioni del
trombettista a Claudio Santamaria (Nick appunto); evidentemente,
Avati non ha pensato agli altri musicisti, ad esempio al
batterista del Joy Spring Quartet, la jazz band dei due
protagonisti, che non ne azzecca una che sia una, facendo in
modo da rendere le scene musicali (tante) davvero imbarazzanti.
In un film dove la musica e’ una delle protagoniste, pare
davvero brutto. Senza parlare del difetto comune a una valanga
di film italiani, i dialetti degli attori. Perche’ i personaggi
di controno parlano almeno emiliano e i protagonisti no? Non lo
scopriremo nemmeno vivendo secondo me.
Bisogna pero’ riconoscere al film che le tematiche trattate
(l’amicizia, l’amore non corrisposto ‘’perfettamente’’ ma ‘’accettato’’
come ‘’alternativa’’ ad una vita senza talento o senza certezze)
sono semplici ma attuali, e invitano alla riflessione.
Briguglia con la sua impassibile faccia da bambino al quale
hanno rubato il lecca-lecca, e la Puccini (alla quale
consigliamo di stirarsi i capelli piu’ spesso, visto che sta
decisamente meglio) lasciano molto a desiderare, mentre
Santamaria, con quella faccia un po’ cosi’, fa sempre la sua
porca figura.
di:
Ale
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