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Saimir ha 15 anni, e’ albanese ma vive vicino a Fregene con il
padre Edmond, che lo porta con se’ quando lavora. Il lavoro di
Edmond consiste nel trasportare col suo furgone, altri immigrati
albanesi clandestini, da quando sbarcano sulle coste adriatiche
fino nei pressi di Roma, e destinarli a lavori al nero.
Saimir soffre di crisi di coscienza, man mano che si rende conto
di quello di cui si rende complice; per di piu’, il rapporto col
padre e’ difficoltoso, la comunicazione e’ ridotta al minimo. Il
ragazzo vorrebbe una vita diversa, regolare, al punto che si
innamora di una ragazza italiana, Michela.
Ma Saimir sbaglia tutto, forse non rendendosi conto che quel che
fa e’ illegale, e la storia finisce ingloriosamente, lasciando
ancor piu’ nella disperazione il giovane immigrato. La sua
insofferenza si fa sempre piu’ grande, fino a che una scintilla
lo convincera’ definitivamente a cambiare la sua situazione in
maniera drastica.
Film di debutto del giovane Munzi, che con un taglio da film
verita’ e una fotografia piu’ che realistica, dipinge e illustra
l’universo ormai parallelo e definitivo degli immigrati un po’
di tutte le etnie; un sottobosco con il quale l’Italia si deve
confrontare giornalmente, e che presenta difficolta’
all’apparenza insormontabili, anche da parte degli immigrati. Si
veda per esempio, il comportamento di Saimir con Michela. E’
vero che la sceneggiatura tende ad essere ‘’dispersiva’’,
analizzando molte, forse troppe sfaccettature del mondo di
Saimir e di chi gli gira intorno, ma, in definitiva, per essere
un debutto, il film si rivela scorrevole e interessante.
Fortissime le due scene che precedono la ‘’svolta’’ di Saimir,
soprattutto quella dove suo padre e gli altri malavitosi bevono
e parlano del piu’ e del meno mentre, dietro la tenda….
DI:Ale |