Coldplay_Turin
Brakes_The Coral
Roma,
Centrale del tennis,
Lunedì 23/06/2003
Si
parte con i "the
coral" che
senza infamia e senza particolari lodi tengono il palco per una trentina
di minuti, mentre il pubblico si accalca; niente di particolare da
segnalare, a parte la scarsa originalità, forse devono ancora
aggiustare il tiro. Personalmente mi hanno ricordato i Verve alcuni anni
prima della loro esplosione. Dal vivo erano proprio così, molto molto
seventies.
I
Turin Brakes suonano
per tre quarti d'ora abbondanti e confermano le buone qualità già
intuite al flippaut; probabilmente dovranno adattare un po' la scaletta,
perché con le prove sulla lunga durata le loro ballatone rischiano di
annoiare.
Con
un po' di ritardo (del quale Chris Martin si scusa immediatamente) quasi
alle 22,30 arrivano i Coldplay
e si ripete la magia di sentire semplici, belle canzoni, eseguite con
passione dai 4 inglesi.
Certo,
la presenza scenica del gruppo si regge solo ed esclusivamente sul
ragazzone biondo; si muove in maniera buffa, quasi come un burattino, si
scatena in salti quasi punk quando imbraccia la chitarra, sembra Stevie
Wonder quando suona
il piano; istrione, ruffiano quanto basta (l'italiano che usa è scritto
su dei fogliettini, ma è già qualcosa, secondo me), riesce a
trascinare il pubblico in maniera anche scontata, ma semplice e onesta,
sulle melodie soavi e toccanti delle loro canzoni. E il pubblico è
tutto dalla sua parte.Senza contare che canta davvero bene!! Gli altri
tre svolgono il loro compito diligentemente senza distrazioni. E non
dimentichiamoci che sostengono, senza tanti clamori, ma in maniera
martellante, il commercio equo e solidale.
Detto
che gli spettatori erano circa 6000, alcune annotazioni sulla scaletta;
rispetto al concerto del novembre scorso a Milano, oltre alle 2 cover,
distribuite a metà concerto, che non sono riuscito ad individuare
neppure con l'aiuto di altre persone, si aggiunge il pezzo conclusivo di
Echo & the
Bunnymen e una
strofa di "what
a wonderful world"
di Armstrong;
escono però "green
eyes" e,
soprattutto, "shiver".
Forse, penso io dopo una nottata, era la canzone che più assomigliava a
qualcosa di Jeff
Buckley; e magari
loro si sono stufati di rispondere a domande su di lui durante le
interviste.............
Una
bella serata, meno emozionante della prima volta perché meno carica di
aspettative, ma sempre una bella serata.
Ale