FLIPPAUT
FESTIVAL
Bologna
1/2 GIUGNO 03
Resoconto Prima
giornata 1 giugno
Persi
gli OVERHEAD a causa della piscina
dell'ottimo campeggio città di Bologna, ci sorbiamo dopo le 15,30 di un
pomeriggio caldissimo gli ATHLETE,
che non ci forniscono altro che una clonazione sbiadita dei Coldplay.Dopo
una mezz'oretta scarsa, sale sul palco EVAN
DANDO con un compare, entrambi con una chitarra acustica, e
cercano di rinverdire (invano) i fasti di Simon & Garfunkel.Meglio
su disco.Avanti con i TURIN BRAKES,
che invece riescono a catturare un minimo l'attenzione proponendo almeno
una via di mezzo tra i 2 gruppi precedenti con un pizzico di personalità
in più.Le note più dolenti arrivano con i pompatissimi DANDY
WARHOLS; non c'è maniera per loro di rendere un minimo del
loro suono (passabile su disco) decente dal vivo.Scarsi scarsi scarsi, e
per giunta noiosissimi.Ancora è giorno, e sale sul palco SKIN.Sarebbe
il caso di dire finalmente un concerto; Skin è sempre rabbiosa dal
vivo, ma onestamente, il pubblico si scalda (si fa per dire, vista la
temperatura media fino a che il sole sta su) solo ai pezzi dei compianti
Skunk Anansie.Senza infamia e senza lode, a parte, appunto, le
riproposizioni degli Skunk, riservate nel finale.Addirittura in anticipo
sui tempi di scaletta, sale sul palco, come suo solito in punta di
piedi, Ben Harper e i suoi
semi-rinnovati Innocent Criminals.Trepidanti nelle loro aspettative i
fans di vecchia e vecchissima data, si dividono sui giudizi dei pezzi
che aprono il concerto.Apre una discutibile (a mio modesto parere)
versione reggae della "denuncia" di "excuse me mr.",
e segue ancora una rilettura reggae di "I shall not walk
alone", già migliore, ma l'aleggiato "trip" reggae
incuriosisce i più (e fa tremare il "recensore"; come ha
detto un amico, c'è chi lo suona meglio il reggae).Seguono i primi
estratti dal nuovo album, non i migliori, "brown eyed blues" e
"temporary remedy", ma già si respira aria già sentita, e
non per questo peggiore."Ground on down" e, a seguire,
"welcome to the cruel world" aprono le porte ad un concerto
almeno sui livelli conosciuti in passato, se non migliore.I classici si
susseguono, il californiano si siede, scambia un toccante
"chiarimento" col pubblico, e gli occhi si inumidiscono pian
piano.Strepitosa "sexual healing" lascia calmo nella tomba
Marvin Gaye; la particolare scelta di suonare di seguito i 2 singoli del
nuovo album ("diamonds on the inside" e "with my own two
hands", mixata superbamente con "war" di Bob Marley)
segnala che l'artista continua a seguire scelte personali e mai
smaccatamente commerciali (i singoli nuovi sono sempre distribuiti
"ad arte" negli show "normali").L'inno legalizzatore
di "burn one down" introduce alla prima pausa, i cuori battono
forte quando Harper rientra da solo e sciorina "walk away"
fugando ormai qualsiasi dubbio, sciogliendo i più duri (di cuore) e
ammutolendo, come solo lui sa fare, gli abbondanti 10mila dell'Arena
Parco Nord."waiting on an angel" alla Al Green, "when it's
good" e poi la presentazione del suo particolare strumento a
percussione per l'africaneggiante "blessed to be a witness"
portano ad un altro breve stop.Al rientro, una versione leggermente più
rock di "amen omen" porta dritto alla superba conclusione con
la medley tra le poetico/politiche (nonché canzoni
"manifesto") "like a king" e "I'll rise",
cantanta tutta col pugno del "black power" levato in alto, così
come i cuori del pubblico che lo imita in un ideale marcia da fermo.2
ore e mezzo che lasciano con la voglia di vederne ancora e ancora e
ancora.
Ale
RESOCONTO
SECONDA GIORNATA 2 GIUGNO