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Non essendo fan di Tolkien,
c'è da dire che se fosse durato 40-45 minuti meno sarebbe stato
senz'altro un gran bel film fantasy.
Mi pare comunque il migliore della Trilogia; trama semplicissima e
scorrevole, appesantita da un abuso di ralenti e dai soliti melensi addii,
saluti, retorica, primi piani insistiti sulle lacrime che cadono copiose
da ogni paio d'occhi, interminabili scene madri inevitabili in film come
questo, ma che mettono a dura prova anche gli spettatori più pazienti,
grandiose scene di battaglia, maestoso uso della computer graphic,
fotografia con colori marcati, da favola, com'è giusto che sia, grandi
movimenti di macchina (la scena dell'accensione dei "segnali" è
un capolavoro), montaggio delle due sotto-trame corretto.
C'è poi, a volersi immaginare il messaggio dell'imponente libro, tutta
una serie di belle metafore; ci si può scatenare ad intravedere
interpretazioni varie negli eventi e negli infiniti personaggi che lo
animano.
A me, che propendo sempre per la più semplice, piace pensare che il
messaggio forte di questo capitolo conclusivo della Trilogia dell'Anello
sia quello che gli hobbit, con quella faccia da coglioni di prima
categoria, salvino il mondo e lo riportino "nelle mani degli
uomini", facendo trionfare il bene sul male, proprio perchè gli
piace bere, fumare e godere, ma essendo incapaci di sotterfugi e
doppiogiochismo.
Favola per adulti, bella ma debordante.
di: Ale |