Live |
Avete mai visto una band che si scusa col pubblico per la
presenza delle transenne sotto il palco? Puo’ darsi, ma questo
gia’ da’ le misure dei Converge. Andiamo con ordine.
Ancora una volta mi sento non il padre, ma il nonno del pubblico
presente; semplice constatazione, importante per delineare il
bacino d’utenza dei Converge. Alla fine, poco piu’ di un
centinaio di presenti nel piccolo locale vicino all’Adriatico,
giovani e scatenati.
Aprono le ostilita’ sonore gli italiani My Fashion Love,
venature metal per un cantanto emo; batterista pestone, cantante
timido, chitarrista che si sente poco con lo strumento ma in
compenso canta piu’ del cantante, bassista che riempie con un
suono rotondo; pezzi troppo lunghi, quasi snervanti. Suonano una
mezz’ora scarsa.
A ruota, da Marshalltown arrivano i Modern Life is War; autori
di un album, My Love, My Way, hanno un approccio grintoso, sono
in cinque (batteria, basso, voce e due chitarre), il cantante si
muove ricordando molto sua maesta’ Henry Rollins, anche nel modo
di usare la voce; pezzi rocciosi quanto basta, che dimostrano
come la fusione di hardcore-punk e metal classico, iniziata anni
fa dai Discharge e proseguita dai Metallica abbia avuto
un’evoluzione in questo senso. 40 minuti circa, e dopo un
rapidissimo cambio palco, arrivano i quattro Converge. Le note
introduttive sono quelle di ‘’First Light’’, opener dell’ultimo
maestoso You Fail Me, e sembrano precludere alla seguente ‘’Last
Light’’; invece il quartetto si tuffa in estratti dal precedente
Jane Doe, cosa che appaga i Die-Hard fans. La scaletta poi torna
sul disco più recente e alterna i pezzi.
Il concerto dura 45 minuti, Jacob, il cantante, dice piu’ volte
di essere malato e di non farcela piu’, ma si concede per un
pezzo in piu’ e, di certo, non si risparmia. Nei Converge la
fusione tra Hardcore Punk, Black e Death Metal assume dimensioni
grandiose. Canzoni compatte, furiose, complesse ma mai prolisse
o ridondanti, sempre efficaci, che arrivano dritte al punto
anche se i tre musicisti si permettono divagazioni quasi prog.
Il cantato di Jacob e’ furibondo, ai limiti del growling, la
sezione ritmica e’ devastante, soprattutto nel drumming di Ben,
un mostro affiancabile a Dave Lombardo, un batterista che non e’
capace di eseguire la stessa cosa per piu’ di 5 secondi; la
chitarra di Kurt (una Rickenbacker mi fa notare l’amico che e’
con me, scelta davvero inusuale per il metal) cesella riff ma
soprattutto atmosfere cupe, ossessive, opprimenti. You Fail Me,
il pezzo, nell’esecuzione live di questa sera, consacra questa
band nell’Olimpo della musica moderna, e ci lascia a bocca
aperta. Da vecchio metallaro, girovago di stili musicali, non
posso che rallegrarmi. Il futuro e’ in ottime mani.
di:
Ale |