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The Zen Circus - intervista

A cura della zine SINGOLARI SIGNIFICATI

Hanno iniziato suonando in gruppi noise, poi l’acquisto di un banjo e la sordità incombente hanno trasformato la loro musica. Si sentono influenzati da gruppi quali Pogues, Cramps, Sex Pistols, icone quali Robert Johnson o Simon & Garfunkel ma anche dalle canzoni dei vecchietti del bar dell’angolo.Dicono di essere una streeband e di fare musica folk punk rock; chiaro no ?Vengono da Pisa, ma potrebbero benissimo arrivare da qualche sperduto paesino della provincia americana.
Girano con un vecchio furgone (quando parte) suonando dove capita: palchi più o meno nobili ma anche luoghi inusuali, quali sottopassaggi o stazioni varie; all’ultima edizione di Arezzo Wave oltre che allo Psycho Stage hanno suonato anche al campeggio, per la gioia di tutti, loro stessi per primi.
Hanno addirittura la loro personale etichetta discografica, per la quale incidono anche ex militari serbi riuniti in band da matrimonio, ex metallari convertiti al reggae e un bluesman dipendente della base americana di Camp Darby.
Proprio a quest’ultimo straordinario personaggio (a sentire loro), recentemente scomparso, è dedicato il nuovissimo disco “Visited by the ghost of Blindie Willie Lemon Juice Namington IV”, che segue il mini “About thieves, farmers, tramps and policemen” di due anni fa ed un paio di cassette autoprodotte a nome Zen. Nuovo disco che evidenzia la progressiva maturazione del suono e una ricerca verso una strada sempre più personale, anche se ancora qualche tributo lo si paga: non faticherete molto a sentire sonorità care ai vecchi Violent Femmes. 
Ma non fermatevi a questi biechi paragoni, lasciatevi trascinare dal loro vortice sonoro, correte ai loro concerti: il divertimento è assicurato !
Se solo riuscissero a trovare una sala prove decente potrebbero farne ancora molta di strada.
Incuriosito da questi strani tipi e dalla loro fantasmagorica musica ho voluto fare due chiacchere con loro:

-Cominciamo con una presentazione: nel vostro sito ce n’è una, ma si capiscono forse meglio i vostri gusti sessuali che altro. Allora, tanto per dirla alla “Marzullo”: chi siete ? da dove venite? dove volete andare ?

-Eravamo un gruppo noise, siamo un gruppo folk-punk e diventeremo un gruppo sempre più pop.

-Con quale musica siete cresciuti ? cosa vi piace ? cosa ascoltate ? quale comperate ?

-Io e Teskio siamo cresciuti con il tutto pop underground anni ‘80/90: Pixies, Breeders, Halo Benders, Beat Happening, Flipper, Vaselines, Sonic Youth, Violent Femmes, Talking Heads, Husker Du, Meat Puppets; direi che queste sono, assieme alla musica popolare Irlandese e Slava, le colonne d’Ercole che reggono il nostro mondo. Ufo, il nostro nuovo bassista entrato solo da un anno ha invece un passato più da vero punk rocker: Ramones, Mc5, No Means No, Cramps, Stooges.....tanto pane e Chuck Berry insomma. Attualmente però le nostre orecchie ascoltano un po di tutto: Nick Drake, Fendermen, 13th Floor Elevator, One Dimensional Man, Country Joe & the fish, Leonard Cohen, Herp Albert and the Tijuana Brass, Pavement, Serif’s, Milaus...insomma una lunghissima lista che evitiamo di stillare per intero a rispetto di chi legge.

-Quanto ha influito nella vostra formazione musicale provenire da una città come Pisa, che da sempre ha una scena sotterranea piuttosto viva ?

-Per quanto riguarda me e Teskio, ma anche per Ufo credo, ha contato tanto ritrovarsi al Macchia Nera già a 16 anni, dove potevi vederti i Wool, Fugazi, Soundgarden, dove potevi chiaccherare di indie più o meno con chiunque, ed avere una sala prove proprio lì dentro....io però ero piccolo e non conoscevo bene la scena pisana tranne che i gruppi della mia età.....poi a quei tempi c’era in giro tanto revival punk e quindi associavo la scena pisana a quella roba vomitosa. Che io sappia, noi siamo stati uno dei primi gruppi a suonare post-rock a Pisa, insieme ai Flora e Fauna di Livorno e gli Abatjour Floreale di Pisa. Ufo, essendo più grande conosceva bene i CCM , TRAUMATIC e la scena punk pisana di cui lui si può dire abbia fatto parte; ha suonato con gli Human Flies, Mophos, Shunned, Fase Quattro e con le mitiche Ups.

-Come riuscite a conciliare la musica con il resto; genitori, famiglia, studio o lavoro ?

-Eh!Eh! Si convive male. Non ti puoi permettere un lavoro fisso, cosa che rende impossibile la vita sia a chi come me vive con la madre che chi come Ufo abita da solo. Sopratutto ora che siamo stati in tour nazionale ci siamo resi conto di come sia impossibile trarre dalla musica underground, sopratutto in Italia, i fondi necessari per sopravvivere; tutti i soldi guadagnati vengono subito spesi: camper, benzina, strumenti, imprevisti, rate, prestiti etc. Noi non studiamo e bisogna ammettere che abbiamo le famiglie dalla nostra, e questo ci aiuta non poco, ma ancora non basta; credo che le difficoltà economiche siano la causa principale della rottura di gruppi ben avviati, ma noi faremo il possibile perchè questo non accada mai.

-Siete riusciti finalmente a trovare una sala prove ? 

-No, oramai proviamo ai concerti o in un sottopassaggio vicino alla stazione.

-Vi considerate sempre una “street band”, adesso che palcoscenici e platee più ampie iniziano ad accogliervi?

-Certo, una streetband magari in pausa invernale visti i gelidi venti che spirano di questi tempi, ma pur sempre una streetband che ad Arezzo Wave sì è esibita al campeggio prima di esibirsi sullo Psycho stage....comunque dal Main Stage di Sonica alla viuzza dimenticata da dio cambia poco, lo spirito rimane lo stesso.

-Raccontatemi qualche episodio simpatico sui vostri concerti di strada.

-Unavolta mentre provavamo in un sottopassaggio in periferia a Pisa, ci si sono avvicinati 4 barboni: uno era un ex carcerato Genovese che assomigliava a Zapotek (Personaggio di Topolino n.d.r); un’altro era Serbo e portava appresso a se un canetto nevrotico che ululava ad ogni nota e cercava di morderci; un’altro ancora era Polacco e voleva cantare come Elvis e un’altra era anche lei Polacca e sembrava Eva Erzigova a 50 anni e senza denti. Si sono messi a urlare e ballare, e mentre “Elvis” cercava di imitare i Beastie Boys in Polacco e il serbo intonava improbabili cori baritonali,gli alri ci rifornivano di vinaccio...è finita in una sbornia atroce!!! Da allora vengono a tutti i nostri concerti in zona Pisa.....un’altra volta capitò che ci fu annullata una data per via che il locale dove dovevamo suonare si rifiutava di pagare i gruppi; decidemmo di suonare per strada dopo aver girato per Pisa con un’altoparlante annunciando l’ora e il posto...nelle centralissime logge di Banchi si riversò una variopinta folla che impedì il consueto intervento delle forze dell’ordine, che è la conclusione abituale dei nostri concerti per strada.

-Quanto sareste disposti a cambiare per il “Successo” ?

-Finchè avremo libero arbitrio sui nostri dischi, i nostri suoni, sui nostri live-set e sulle nostre persone saremo ben lieti di firmare con chiunque. Il music biz è indubbiamente merda ma non credo che l’underground si possa definire meno schifoso....fra i due scelgo chi per primo mi permetterà di pagare l’affitto a mia madre...il fatto è che cantiamo in Inglese, cosa che faremo sempre con questa band...e questo precluderà molte cose finchè restiamo in Italia; difatti andremo a suonare a Londra verso Marzo/Aprile e distribuiremo il nuovo disco in Germania...insomma all’estero il più possibile.

-E’ appena uscito il vostro primo vero disco, dopo due cassette autoprodotte, apparizioni in compilations varie ed il mini di due anni fa. E’ dedicato fin dal titolo, a Willie “Lemon Juice” Namington IV; chi era costui ? e quanto vi sentite accompagnati dal suo fantasma ?

-Willie era un dipendente civile della base americana di Camp Darby, che è una base situata appena fuori Pisa...il suo lavoro principalmente consisteva nel fare il bidello dell’asilo per piccoli americans. Arrivato alla pensione si ritirò in una casetta sui monti pisani e fu su quei monti che lo conoscemmo, durante uno dei nostri giri per baretti, al circolo ACLI Toniolo di Tre Colli, dove il nostro Willie si era appassionato per la tapparella, oscurissimo miscuglio bollente di liquori imprecisati. Si dice, tra l’altro, che l’oste variasse la miscela ogni mattina, e Willie in silenzio beveva ogni mattina il torbone in metamorfosi costante. La tapparella, comunque va servita bollente. C’è chi teorizza e il nostro Willie era fra questi, che tale bevanda abbia la sua origine da una micidiale variazione del suo cugino povero, il ChinCon: china e cognac, bollenti ovviamente. Willie trovò quindi in questa tendenza all’artigianato alcolico una lontana eco delle distillerie clandestine in cui suo padre lavorava, nei bui anni del proibizionismo americano. Da qui vorremmo invitare tutti a saggiare l’intensità di questo feeling con la tapparella, un amore sviscerato e doloroso che Willie testimoniò, una volte per tutte, la sera del 14 Ottobre1998, data della mitica incisione di ‘Tapparella Moonshiner Blues’. Inizialmente Willie si dimostrò diffidente nei nostri confronti, per almeno un mese rimase evasivo e poco disponibile poi lentamente, al ritmo di sette tapparelle al giorno che gli offrivavamo senza batter ciglio, iniziò a parlarci dei suoi trascorsi, della sua passione per il blooz, pronunciava quella parola a bassa voce quasi impaurito di muovere energie dell’abisso di tenebre e tapparelle. In ogni suo discorso aleggiava questo demone, questa paura. Non scherzava il vecchio Willie. Con pazienza continuammo a frequentarlo, desiderosi di saperne di più, di non lasciar perdere questa grande occasione. Sentivamo che comunque quel giorno s’avvicinava, il vecchio Willie sul finire di qualche serata c’aveva già fatto intuire la punta dell’iceberg: aveva canticchiato senza impegno, ma la sua voce giusto in un paio di sillabe distratte e trattenute vibrava come uno stradivari immerso nel pongo. E poi un giorno. Un giorno....un giorno il vecchio Willie, sul far del tramonto ci invitò a cena. C’era qualcosa sotto, non era un invito qualunque, capimmo in silenzio che Willie aveva in mente qualcosa di diverso dal solito. Dopo una gustosa e vagamente inquietante cena cajun, (in cui Willie si dimostrò anche ottimo cuoco), Willie stette in silenzio una mezz’ora, noi non osammo intervenire, convinti del colpo di scena, imminente. Poi si alzò, e molto semplicemente, ci regalò un quarto d’ora di blooz, attimi sospesi e violenti che sancirono l’inizio della nostra fervida collaborazione. Suonammo per i boschi della Valgraziosa spesso, il buon vecchio Willie si emozionò a sapere di suonare nel medesimo luogo dove era passato secoli prima l’autore della Divina Commedia, fu appunto il Passo di Dante insieme ad una manciata di altri posti sparsi per il Monte Pisano, a fare da sfondo, e non solo, alle nostre infuocate jams. Registrammo qualcosa, certo, ma il buon vecchio Willie se ne andò in fretta.
Il suo fantasma? Il suo fantasma è sul fondo di ogni bicchiere di tapparella che col coraggio del ricordo decidiamo di bere.

-Siete soddisfatti del disco ?

-Sì, assolutamente; esprime chiaramente dove vogliamo andare a parare nel futuro...come da clichè credo che il prossimo sarà ancora meglio.

-“Folk punk rockers” si intitola uno dei vostri migliori pezzi, vi riconoscete pienamente in questo titolo ?

-Si, pienamente anche nel testo: “the childrens are all around, is the first punk rock show in their life”; non immagini quanti bambini si siano appassionati a noi sulle strade....è un bellissimo brano che possiamo considerare il nostro manifesto.

-Cosa è la fantomatica etichetta Iceforeveryone Records ? E chi sono gli altri loschi figuri che ne fanno parte (Zagor Vadic, Man or Rastaman) ?

-“Fantomatica”? E’ semplicemente la nostra personale etichetta che lavora con tutto quello che di improbabile c’è nella musica...L’unico lavoro distribuito in nazionale sarà il nostro ultimo disco (SELF, da Febbraio) gli altri sono lavori sono disponibili solo tramite mailorder; lavori di band che la musica la prendono poco sul serio, cosa che apprezziamo molto...purtroppo le nostre uscite migliori sono quasi tutte sold out (100/200 copie volano via in fretta) ma avere prodotto un disco di Willie o dei mitici Zagor V. (Punk band di Belgrado che farebbe divertire chiunque) è un piacere enorme....contiamo di lavorare con altri gruppi di Pisa in modo più serio al più presto, primi su tutti i Ceke e The Bugz, che salutiamo. E a breve rinnoveremo il sito www.geocities.com/iceforeveryone/index.html, rimasto oramai un pò indietro nel tempo.

-Andrea, ho letto che hai pubblicato una cassetta con libro, dal titolo “Canzoni di morte” che vuole essere un omaggio a cantautori italiani e non; di cosa si tratta ? Cosa ne pensi della scena italiana ?

-Adoro One Dimensional Man e Julie’s Haircut...ma non contano perchè cantano in Inglese.....in Italiano riesco solo ed unicamente ad ascoltare Fabrizio De Andrè e i primi lavori di Lucio Dalla. Odio chi prende De Andrè a musa ispiratrice per gruppi pseudo-fricchettoni tipo Modena City Ramblers & Co....che rubano la suà genialità di poeta anarchico per farla scadere in un terzomondismo sciatto e balordo che sa di vino scadente. La musica Italiana non esiste, ma trovo in questa non esistenza delle genialità da “Come è profondo il mare” di Dalla a “Un Giudice” di De Andrè...il progetto “Canzoni di Morte” altro non era che unire queste mie passioni cantautoriali a un quaderno anarchico-libertario dedicato ai miei genitori e guerra contro la schiavitù del lavoro. Conto di ristamparlo un dì, appena troverò qualcuno disposto a farlo.

-Sogni nel cassetto ?

-Vivere di musica per un bel pò, pubblicare altri 3 o 4 cd con annessa versione in 33 giri e giracchiare il “mondo” a sbafo......poi un bell’agriturismo nel Mugello, dove crescere i figli. Penso basti, no?

-Confessate: quanto vi piacciono i Violent Femmes ?

-Chi?! Violent come?!? Mai Sentiti....ehm....non conosco.

 

di Izimbra

per info: www.zencircus.3000.it



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