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Innanzitutto, un film da
vedere.
"Moderno" nella forma (camera a mano praticamente
sempre), agghiacciante nei contenuti (se si va oltre la patina di
prevedibilità della "spirale" della droga), recitato con
passione dai protagonisti (soprattutto dalle protagoniste), americano ma
molto critico con la società americana (che, ormai, è un po' anche la
nostra).
Tracy, una tredicenne ancora legata alle amichette ingenue e
inquadrate, che gioca ancora con peluche e bambole (Evan Rachel Wood), per
entrare nelle grazie della più "figa" della scuola, Evie (Nikki
Reed; anche coautrice della sceneggiatura. Sentiremo parlare ancora di
lei), inizia a fare qualsiasi cosa le suggerisca.
Qui cominciano i guai, e
visto che le famiglie sono disgregate quanto basta (la madre di Tracy,
Holly Hunter, divorziata, con un altro figlio, sbarca il lunario come può,
prova a fare la giovane e a rifarsi una vita con un tipo che entra ed esce
di comunità; la tutrice di Evie, Deborah Kara Hunger, lavora non si sa
bene dove ma si fa operazioni plastiche continuamente), la frittata è
fatta, si viaggia verso il peggio velocissimamente e i genitori non
riescono a capire.
Il succo del film, anche piuttosto evidente, sta nel
bombardamento pubblicitario che subiamo continuamente per essere
qualcun'altro.
Lo subiamo tutti, e ovviamente, chi è più debole fa fatica
a tenere testa alle conseguenze.
Detta così, è anche scontata.
Guardate il
film e mettetevi nei panni della genitrice.
Poi ne riparliamo.
di: Ale |