Elio
e Le storie Tese_live
Castiglioncello
- Castello Pasquini
4 Marzo 2004
di
Marco Zeus
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Poteva
un vero appassionato del “simpatico complessino”, come si
autodefinivano nel disco d’esordio, lasciarsi sfuggire un’occasione
simile?
Sarebbe stato un sacrilegio! È vero che l’ultima volta
che li avevo sentiti dal vivo era stata solo la scorsa estate.
Ma è anche vero che ogni tour – anzi, ogni concerto
– è un discorso a sé stante, dato il repertorio
ormai vasto da cui Stefano Belisari in arte Elio e compagnia
bella possono attingere; e da loro, comunque, non sai mai
cosa apettarti.
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La
scaletta di giovedì scorso è stata un excursus della
loro ormai ventennale carriera, senza la pretesa di riproporre tutti
i brani più famosi ed amati: per qualcuno l’assenza di pezzi
storici quali John Holmes, Cara ti Amo, Servi della Gleba o Supergiovane,
può far gridare vendetta; però c’era Abitudinario, Carro
(meglio conosciuta come La Donna Volante); c’era una spettacolare
Vendetta del Fantasma Formaggino, vera e propria saga musicata del
calembour; per non parlare di capolavori del calibro di Mio Cugino,
El Pube e Tapparella. Nessuno degli album pubblicati dagli esordi
ad oggi è rimasto escluso: giocoforza è stato ridotto,
rispetto all’ultimo tour, il numero di canzoni tratte dal recente
Cicciput. Ma Shpalman, Fossi Figo e Jimmy il Pedofilo non sono mancate.
Tuttavia, l’autentica perla della serata è stata la rielaborazione
rockeggiante dell’ouverture del Barbiere di Siviglia (“Figaro qua,
figaro là, figaro… figaro… figa!”). Si è così
scoperto che interpretare Rossini con chitarra, basso, batteria e
tastiere rende benissimo, tant’è vero che il risultato ha lasciato
il pubblico di un Castello Pasquini tutto esaurito, semplicemente
a bocca aperta.
E a questo punto, mi sento di dare un consiglio: a chi vi chiede che
genere fanno gli Elio e le Storie Tese, non rispondete semplicemente
“musica demenziale”, poiché sarebbe estremamente riduttivo:
qui abbiamo a che fare con degli autentici geni.