Live |
Serata
piovosa fuori, stitica dentro il palazzetto di Firenze, nel
senso del pubblico; ma era in previsione, visto che il palco
è disposto centralmente, in modo da sfruttare solo metà
parterre e una delle due tribune.
Chissà se dipende dalla crisi economica o dal poco appeal
degli Incubus.
Eppure, un sacco di ragazzine sono qui per Brandon Boyd.
Aprono
gli Hundred Reason, due chitarre, un basso, una batteria e un
cantante; il cantante sembra essere in difficoltà sulle
parti che, evidentemente, canta su disco, anche se è
molto carico e si sbatte parecchio, nonostante la porzione di
palco a loro riservata sia angusta; gli altri sono onesti faticanti
dello strumento, ma l'impressione è che i ragazzi siano
confusi sulla direzione musicale da intraprendere.
Un po' di punk "felice", una ballata A.O.R., un po'
di classic hard rock.
Niente di che, e una mezz'ora di set che passa non velocissima.
Poco
dopo le 21 arrivano le attrazioni principali della serata; palco
grande (si rivelerà troppo grande per quanto lo sfrutteranno
i californiani), sfondo scuro con piccole luci, che si accenderanno
verso la fine del concerto, a simulare un cielo stellato, fasci
di luce piuttosto classici che puntano sullo scuro.
L'acustica del palasport fiorentino si conferma esaltante con
i bassi ma penalizzante con gli alti; si parte con "megalomaniac",
Brandon sfoggia un taglio di capelli inguardabile e una giacca
3 bottoni sui jeans; il nuovo bassista, che si chiama Ben e
che, credeteci, assomiglia in maniera spaventosa al più
famoso Ben Harper nelle movenze, è il personaggio più
disinvolto sul palco, anche se non si muove moltissimo.
La
scaletta ovviamente privilegia i brani del nuovo "a crow
left of the murder", attinge a "make yourself"
e a "morning view", fino ad arrivare a tre pezzi dal
secondo "S.C.I.E.N.C.E." (durante uno di questi in
top della serata, una citazione di "de do do do de da da
da" dei Police, per la cronaca).
La voce di Brandon è bella, la tecnica dei ragazzi è
ottima, ma non c'è carica, hanno poco tiro; i pezzi,
anche quelli più belli ("wish you were here",
"here in my room") risultano migliori su cd, e in
particolare un po' "vuoti" sugli assoli.
Forse
servirebbe una chitarra ritmica (al posto del DJ, magari) in
pianta stabile, e non a mezzo servizio (Brandon di tanto in
tanto ne imbraccia una). I pezzi più ricercati dal punto
di vista strutturale ("sick sad little world" ad esempio),
se vicini l'uno all'altro risultano noiosi. Il concerto scorre
via senza scossoni, un po' troppo piatto; arrivano addirittura
l'assolo di Josè alla batteria e di Ben al basso, effettivamente
ridondanti e adatti per un pubblico, passatemi la cattiveria,
poco scafato.
Un bis, e chiusura col loro pezzo più "easy",
"are you in".
I ragazzi mancano decisamente di grinta.
di:
Ale |