Live |
Arrivo
leggermente in ritardo per veder iniziare i Delays, e anche
se mi dispiace non poter ascoltare tutto il set, mi fa piacere
notare che una volta tanto a Firenze i concerti iniziano ad
un'ora decente.
La band inglese sfodera un buon brit-rock facendo di tutto per
non sembrare brit, sono aggressivi il giusto, spruzzano un po'
di suoni elettronici sulle canzoni, sono molto simpatici ed
energici, anche se tecnicamente nella media; lo scarso pubblico
si diverte, ed è già un buon risultato.
Piccola annotazione di costume : mai visti inglesi vestiti così
bene.
Alle 22,50 arrivano i The Veils, e mentre cominciano il loro
set, che durerà 50 minuti, ripenso alle band che ho visto
su quello stesso palco, probabilmente perchè era da un
po' di tempo che non rientravo al Flog, probabilmente perchè
sono solo.
Rollins Band + L7. Napalm Death + Obituary. Meat Puppets.
Afghan Whigs.
Ho l'impressione che i problemi del rock odierno siano :
1)band con poca personalità
2)troppo polverone al primo disco delle band emergenti (il problema
della
personalità potrebbe esserne anche una conseguenza, ovviamente
non in tutti i casi).
I The Veils hanno diverse influenze forti, e l'impressione live
è che stentino a miscelarle; hanno tre tipologie di canzoni.
Hanno quelle mid-tempo, dove assomigliano al primo Bowie e,
di conseguenza ai Suede; le canzoni non sono male, ma l'impressione
è che il giovane e volenteroso batterista sbagli completamente
i tempi da abbinarci, eccedendo nel raddoppiare i colpi del
rullante e, spesso, i tempi stessi.
Nella seconda tipologia metterei le ballad, e in questo sono
davvero bravi; il songwriting tocca l'apice, la voce di Finn
(Andrews, figlio di Barry, tastierista degli XTC) cambia diverse
tonalità, andando anche sui toni bassi (e lì sembra
un crooner); in definitiva, i momenti più coinvolgenti
dello show.
Il terzo tipo sono le canzoni veloci, dove ricordano gli Strokes
(tanto per dare un'idea), ma qui è meglio che lascino
perdere, visto che gli "originali" sono inarrivabili
e che ce ne sono già altri (mi vengono in mente gli Yeah
Yeah Yeahs) che lo fanno con maggior classe.
Poi ci sono le eccezioni, tipo "the nowhere man",
dove viene in mente subito Jeff Buckley, nella struttura più
che nella voce.
L'atteggiamento di Finn è dimesso, da triste e tenebroso,
e se spinto a dovere potrebbe "funzionare" (chissà
se diventerà di moda farsi due giri di nastro da pacchi
sui jeans sopra al ginocchio come fa lui).
Come musicisti sono piuttosto alle prime armi (qui si ritorna
al "punto 2") e il concerto risulta in definitiva
abbastanza freddo.
di:
Ale |