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- L'inventore di favole - di Billy Ray  2003 -

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Stephen Glass fu protagonista nel 1998 negli USA di un caso giornalistico clamoroso; autore di articoli molto apprezzati, collaboratore di Rolling Stone, George, Harper's e soprattutto del New Republic (la rivista ufficiale dell'Air Force One, come si dice negli USA), simpatico, divertente, affabile, conquistatore di colleghi con la sua gentilezza e disponibilità squisita; si scoprì, in seguito ad un suo articolo su un hacker, che dopo aver scardinato il sito di un grande gruppo informatico veniva assunto dallo stesso, inventore della quasi totalità dei suoi pezzi.
Film dall'incedere lento, che si rivela interessante e godibile, grazie alla regia del debuttante Ray (finora sceneggiatore), che non giudica il personaggio, ma ricostruisce minuziosamente la storia e l'ambiente (per la sceneggiatura si è avvalso di alcuni personaggi veri della storia), e alle interpretazioni, misurate dei non protagonisti (numerosi, giovani e interessanti), mirate quelle dei due protagonisti (Christensen e Sarsgaard).
Il tutto, alla fine, dipinge un ritratto impietoso di Glass, meschino e schiavo dell'arrivismo, al punto da far sospettare una patologia psicotica, ma senza mai renderlo antipatico allo spettatore; agghiacciante ancor di più, alla luce del fatto che ha fatto i miliardi scrivendo poi un best-seller sulla sua storia.
Impressionante davvero il fatto che Glass usasse la sua gentilezza per un piano a lunga scadenza. Da notare, ancora una volta, l'impatto perduto del titolo nella traduzione; l'originale, Shattered Glass, gioca col cognome del protagonista e il suo significato, vetro, indicandone la rottura.
Per essere un prodotto americano, conserva i canoni estetici medi ma abbassa i toni ed alza i contenuti. Consigliato.

di: Ale