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- Maria full of grace - di Joshua Marston  2004 -

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Maria vive in un paesino (o villaggio) colombiano, non troppo distante da Bogotà; lavora in un roseto industriale, si alza prima dell'alba per una paga da fame e per essere trattata di merda da un capo stronzo; è fidanzata con un ragazzo che non ama e che non la ama, ma nonostante questo rimane incinta; in una società profondamente maschilista, vive in una casa dove a parte il neonato della sorella, sono tutte donne, la nonna, la mamma e, appunto, la sorella; lei pare l'unica che lavora. Durante una nausea in fabbrica, il capo le impedisce di andare in bagno, e lei si licenzia esasperata. Esasperata anche dalla famiglia, accetta la proposta di fare la "mula" : trasportare ovuli di droga verso gli USA inghiottendoli. Viene così a contatto con una realtà ancor più dura di quella che aveva conosciuto fino ad allora, ma la speranza esiste ancora.

Primo film per Marston, giornalista e autore di cortometraggi (evidente il taglio didascalico quasi da reportage giornalistico, che rende "normale" una vicenda molto drammatica), che sceglie il basso profilo anche per la fotografia, sgranata ed opaca; come già detto, il film probabilmente non scuoterà molto gli spettatori più scafati, nonostante la drammaticità della storia; dovremmo chiederci a questo punto, cosa dovrebbe accadere per scuoterci; e questo è un primo importante punto a favore del film. Inoltre, c'è da dire che le sequenze delle "prove" di Maria per imparare ad ingoiare gli ovuli sono di una naturalezza e, nel contempo, di una crudezza che genera una tensione devastante. Per chiudere, la protagonista, altra debuttante : Catalina Sandino Moreno. Il valore aggiunto del film; un mix selvaggio e low-profile di Salma Hayek e Catherine Zeta-Jones, assolutamente naturale, inesorabilmente perfetta.

Un appunto su una questione a me cara : il titolo e la sua traduzione. In questo caso, una traduzione letterale sarebbe stata appropriata; l'originale (doppio, castigliano - Maria llena eres de gracia - e inglese - Maria full of grace -) recita il primo verso dell'Ave Maria; doppia metafora, una delle quali ripresa anche nella locandina.

In definitiva, anche se col suo incedere lento e poco "action movie", un altro film decisamente da vedere per capire. Che cosa, deciderete voi dopo la visione. Accettabile il finale, un barlume di speranza in questo mondo malato.

di: Ale