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Bologna,
tra il '75 e il '77, un gruppo di studenti diede vita a Radio
Alice, la prima vera "radio libera" italiana, con
l'intenzione di far palrare tutti. L'esperienza finì
il 12 marzo 1977, con la chiusura della radio da parte delle
forze dell'ordine, dopo alcuni giorni di guerriglia urbana scatenatasi
in seguito all'uccisione del 25enne Francesco Lorusso, da parte
dei carabinieri.
Sono passati quasi 30 anni, ed
è sempre interessante vedere come l'occhio del cinema
descrive o romanzeggia la "nostra" storia recente;
Guido Chiesa è un cineasta "militante", al
quale piace affrontare argomenti "proletari" (a parte
la parentesi storica de "Il partigiano Johnny"",
dove ebbe il merito di aver descritto il dualismo interno alle
forze partigiane, tra l'altro); stavolta però, pur conservando
la sua "occhiata" operaia (fotografia cupa, primi
piani sugli intonaci cadenti e riprese dei tetti delle case
popolari, ambientazioni tipicamente italiane di quartiere),
si è fatto aiutare nella sceneggiatura dal gruppo Wu
Ming. Ne scaturisce una sceneggiatura complessa, che porta avanti
almeno quattro storie con relative sottotrame, che alla fine
si intersecano tra di loro e finiscono per interagire.
Il film è godibile anche
per i più giovani, anche per chi ne sa poco, e anche
se la posizione di Chiesa è visibilmente di parte; ottime
le recitazioni nel loro complesso, segno di una buona mano,
curiose le trovate registiche (ad esempio l'inserimento di alcune
battute dei vari personaggi "fuori sincrono" col labiale);
l'escalation della violenza pare credibile, proprio perché
il morto arriva all'improvviso.
Colonna sonora quasi commovente
e d'epoca, e sorriso che scatta al cameo degli Afterhours che,
nei panni dei mai troppo rimpianti Area, rifanno a modo loro
"Gioia e rivoluzione"; in una sorta di contrappasso,
sui titoli di coda scorre, insieme alla vera registrazione in
diretta della chiusura della radio, la versione originale (di
Rino Gaetano) di "mio fratello è figlio unico",
la prima canzone in italiano cantata dagli Afterhours.
di:
Ale
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