cine |
La storia vera di Ramon Sampedro,
galiziano, ex marinaio, che all'età di 24 anni, per un tuffo
rischioso, si spezza il collo e diventa tetraplegico; decide di
morire, e combatte una battaglia legale lunga quasi 30 anni per
essere autorizzato all'eutanasia.
Difficile raccontare le sensazioni di questo ennesimo, toccante
film di Amenabar, una conferma veramente solida della sua
capacità di regista. All'inizio, si ha spesso la paura che
diventi un melodramma senza soluzione di continuità; ma già si
soffre per mano del regista, che violenta gli attori (tutti,
veramente tutti, bravissimi) con primi piani ossessivi. Poi, si
capisce che le chiavi di lettura di questa storia che non è per
forza drammatica, sono molteplici. Paradossalmente, una storia
di speranza; la speranza di poter decidere, un giorno, del
nostro destino. Chissà se alla fine, Ramon, trovata finalmente
una persona decisa ad aiutarlo nel compiere il decisivo passo
verso la morte, era ancora così convinto di lasciare questa
vita, dove, oltre la famiglia che lo amava in maniera
incondizionata, era riuscito, pur nelle sue condizioni, a far
innamorare almeno due donne, oppure se ha portato a termine il
suo progetto per caparbietà, per andare contro alle leggi e,
soprattutto, alle convenzioni religiose che influenzano anche
gli stati più laici, o addirittura per rivalsa nei confronti
della donna che aveva veramente amato, e che, di fronte
all'ultimo atto, si era tirata indietro. Non lo sapremo mai.
Il regista, inoltre, non prende posizione; anzi, ci illustra
molto bene, come addirittura nella stessa casa di Ramon, le
posizioni fossero molteplici; ma la tolleranza faceva si che,
nonostante gli scontri anche aspri, tutte le opinioni fossero
rispettate.
Una serie deliziosa di personaggi carichi di debolezze e, al
tempo stesso, di forza inaudita; sarebbe fare un torto alle
altre se ne descrivessimo alcune.
Il regista si prende alcune licenze, oniriche e di ripresa (i
"voli" di Ramon), che alla fine risultano del tutto funzionali
al film.
Un film da vedere per soffrire insieme ai protagonisti, ma anche
per godere delle nostre condizioni tutto sommato fortunate, per
ripensare alla religione, alle leggi, ma soprattutto, per
riflettere sul senso stesso della vita. Un finale straziante,
non tanto per gli ultimi momenti di Ramon, quanto per
l'incapacità di ricordare di Julia, un'incapacità che frustra lo
spettatore oltre l'immaginabile. Se questa è vita.......
Bardem insuperabile. Buona visione.
di:
Ale
|