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- Open water - di Chris Kentis 2004 -

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Susan e Daniel sono una coppia giovane e affiatata ma stressata dal lavoro, con l'hobby delle immersioni subacquee. Su insistenza di Susan, che vuole staccare dal lavoro, organizzano in fretta una settimana ai caraibi; decidono di approfittarne anche per fare una bella immersione in pieno oceano. Purtroppo, per un errore di superficialità da parte dell'equipaggio del battello che li guida a immergersi, rimangono da soli in mezzo al mare; quel che è peggio, è che prima che qualcuno si accorga della loro mancanza, passano quasi 24 ore.

Film a bassissimo budget, tratto da una storia vera, contiene effettivamente poco "materiale" per riempire un film; infatti, dura solo 79 minuti, quasi tutti lentissimi. Sia chiaro, per noi puristi non è un difetto la lentezza, anzi : forse è l'elemento determinante per giudicarlo positivamente.

L'introduzione nervosa, quasi da film ricordo di famiglia, contrasta con la prosecuzione; la tragedia della coppia è filmata quasi tutta con la camera a pelo d'acqua, quasi mai sott'acqua, in modo da cogliere la paura dell'ignoto, di quello che non si vede (o si preferisce non vedere, come ripetono a proposito degli squali sul battello).

E' buffo notare come, in sala, la stragrande maggioranza degli spettatori tendono a dimostrarsi annoiati, per poi scoppiare in una fragorosa e liberatoria risata ad una semplice battuta della protagonista. Paura? Scarsa elasticità mentale a calarsi nel dramma? Strano; quella che Kentis ci racconta è una classica tragedia da società opulenta, un inconveniente in un campo decisamente superfluo, anche se indubbiamente affascinante come lo scuba diving.

Film faticoso da vedere ma decisamente coraggioso da realizzare.

di: Ale