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Tratto
dal vendutissimo, omonimo libro di Margaret Mazzantini (l'autrice
fa un'apparizione nella scena finale), il film di Castellitto
non mi ha convinto fino in fondo.
Timoteo,
chirurgo pieno di sensi di colpa e con l'infanzia segnata dall'abbandono
del padre, ripercorre la sua vita e i suoi errori a beneficio
della figlia, che sta subendo un pericoloso intervento al cranio,
per mano di un amico di Timoteo, a causa di un terribile incidente;
nella mente di Timoteo, tutto questo può servire per
non lasciarla andare verso la morte.
Il
film è senz'altro ben diretto (gli attori sono tutti
"giusti", forse i due protagonisti, la Cruz e Castellitto,
un po' sopra le righe, ma i ruoli lo richiedono) e ben girato
(belle inquadrature ma asciutte, eleganti i movimenti di macchina);
la trama però risulta piuttosto prevedibile, e i personaggi
minori poco caratterizzati; tutto ciò fa si che gli struggimenti
personali dei protagonisti siano lasciati un po' troppo alle
recitazioni (che comunque sono all'altezza) e all'intuizione
dello spettatore.
Un
buon film, che però a mio parere manca di qualcosa.
di:
Ale |