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Un
monaco buddista coreano e il suo discepolo, vivono in una casa/tempio
galleggiante nel mezzo ad un laghetto che, a sua volta, si trova
in mezzo ad una vallata lontana dalla civiltà.
La narrazione si snoda attraverso
cinque "passaggi" (quelli del titolo), durante i quali
il discepolo cresce, impara dai suoi errori grazie al maestro,
diventa vecchio e saggio come il maestro e il ciclo ricomincia.
Kim
Ki-Duk è un regista interessantissimo, ed ha uno stile
personale anche se il "passo" è quello orientale,
comune a molta produzione che viene da quelle parti; questo
film, diversissimo dai suoi due precedenti ("L'isola"
e "indirizzo sconosciuto"), è vellutato, spirituale,
è nutrimento per l'anima, una maniera per uscire dagli
schemi occidentali, lieve ma intenso allo stesso tempo.
Ognuno di voi, guardando questo film, abbinerà alle vicissitudini
dell'allievo le proprie vicissitudini, e ognuno di voi uscirà
più forte dal cinema.
di: Ale
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