Caro, vecchio Flog. Anni fa entravo
timoroso, impacciato, adesso quasi spavaldo, mi sento quasi nel salotto
di casa (quando la donna delle pulizie salta una settimana).
Erano gli anni nei quali
vidi su quel palco non troppo grande anche gli Afghan Whigs, band, non
mi stancherò mai di ripeterlo, assolutamente sottostimata; ma andiamo
con ordine.
Aprono i Lombroso, il gruppo del violinista degli Afterhours Dario, che
qui suona la chitarra, gestisce i loop e canta, insieme ad un batterista
(che fa qualche coro). L'esibizione non lascia un gran segno, si ricorda
una cover di Battisti stile White Stripes; il set dura circa 25 minuti.
Cambio palco in mezz'ora, ed ecco i Twilight Singers, introdotti da
Cesare Zappalà, un manager musicale grazie al quale Manuel e Greg si
sono conosciuti nel 2000, negli USA, perchè da lui chiamati a fare i
testimoni al suo matrimonio a Las Vegas.
Si parte con "teenage wristband", ma i volumi sono alle stelle, è tutto
in distorsione, l'acustica del Flog non aiuta e, per giunta, un ampli è
fottuto; Dulli pare tranquillo, cerchiamo di capire quanto sia ubriaco
ma lì per lì è difficile; ci aiuta il fatto che, terminato il pezzo,
mentre assiste al cambio di ampli, si accende l'ennesima sigaretta,
torna all'asta del microfono e si accorge che ne aveva lasciata un'altra
accesa da poco. Fa niente, la offre alla prima fila. Per la cronaca,
l'asta di Greg ha un doppio supporto, portacenere e portabicchiere.
Si continua con "a love supreme" e "Decatur street", a poco a poco il
suono si fa accettabile. Alle tastiere, come ci preannunciò agli inizi
di settembre a Bologna, c'è Manuel Agnelli, ormai il "padrone del
vapore" musicale italiano; quello che non ci aveva preannunciato, erano
i baffi, che, pensandoci bene, sono anche più decenti di quelli del
batterista dei Lombroso (ma c'è a chi piacciono, quindi nda).
Si va avanti con la bella "Martin eden", poi entra anche Dario col suo
violino ad intodurre "papillon", una delle mie favorite.
Eppure c'è qualcosa che non mi convince, e come avevo fatto velocemente
durante il set dei Lombroso, cerco di capire cosa.
Se per i Lombroso era la voce, del tutto inadatta non al volo, bensì
alla musica che fanno, mentre l'intro di "if I were going" degli Afghan,
dei quali indosso la T-shirt, trasgredendo alla seconda delle mie
personalissime regole per i concerti, ma solo in parte (mai mettere la
maglia della band che si va a vedere; ma stasera suonano i Twilight in
fondo), l'intro dicevo, sfuma in qualcos'altro che non ricordo, metto a
fuoco perchè stasera non mi diverto come in febbraio a Roma, quando
rivedevo Dulli dopo 10 anni. Sarà che ero emozionato quella volta, sarà
che poco più di 10 anni fa appunto, forse con ancora meno gente di
stasera, vedevo proprio qui gli Afghan ( e Greg con 30 chili meno...come
me del resto!), sarà quello che vi piace di più pensare, ma il punto è
che...mi vergogno un po' a dirlo.....questo concerto è troppo rock!!
Dov'è il soul? Si è smarrito, almeno un po'.
Rientra il violino per "black is the colour of my true love's hair",
dopodiché c'è una pausa.
Al rientro, Greg alla tastiera e Manuel alla seconda chitarra.
Ovviamente i ragionamenti sui massimi sistemi musicali mi hanno fatto
tralasciare : la band è tostissima, batterista e chitarrista solista su
tutti; e tralasciavo anche le citazioni musicali, distribuite lungo
tutto il concerto, "all you need is love", "summertime", per intero "too
tough to die, si mescolano alla bella "the killer"; prima del finale col
botto, Dulli rimane da solo sul palco per una stupenda versione, a
sopresa, di "roses" (grazie Marlene) degli Outkast (ancora loro!),
probabilmente il momento più alto dello show.
"Uptown again" e "Faded" (quest'ultima introdotta da "summertime") mi
riconciliano un po' con Greg.
Magari starò diventando troppo esigente, e non dico sia stato un
concerto brutto; ma, Greg, la nostra anima la puoi avere anche gratis
(parafrasando quello che ha detto in apertura concerto in italiano),
devi ritrovare, appunto, la via del soul.
Non la affogare nel
feedback.
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