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Ninna Nanna - di Chuck Palahniuk

Invisible Monsters - di Chuck Palahniuk

Non si muore tutte le mattine - di Vinicio Capossela

Tenetevi il miliardo - di Carlo Pallavicino

100 colpi di spazzola prima di andare a dormire - di Melissa P.

Il piccolo Amico - di Donna Tart

Survivor - di Chuck Palahniuk

Amabili resti - di Alice Sebold

Fight Club - di Chuck Palahniuk

La ragazza con l'orecchino di perla - di Tracy Chevalier

Alta Fedeltà - di Nick Hornby

Il generale e il giudice (seconda) - di Luis Sepùlveda 

Il generale e il giudice (prima) - di Luis Sepùlveda 

Stupid White Men  - Michael Moore – 

Mrs. Dalloway - Virginia Wolf – 

Confesso che ho vissuto - Pablo Neruda

Di tutte le cose visibili e invisibili - Lucía Etxebarria

31 canzoni  -  Nick Hornby

In viaggio con Manu Chao  -  Marco Mathieu

Le parole per dirlo - AA.VV.  -  a cura Nick Hornby

Senza Gli Orsi  -  Silvia Ballestra

Undici Minuti  -  Paulo Coelho

E' Oriente  -  Paolo Rumiz

La prima sorsata di birra ed altri piccoli piaceri della vita
Philippe Delerm

Razorama - Enrico Brizzi

Middlesex - Jeffrey Eugenides

Soffocare - Chuck Palahniuk

Presagio triste - Banana Yoshimoto

Ti prendo e Ti porto Via - Niccolo' Ammaniti

Il Gioco di Gerald - Stephen King

"L'altro nome del rock" - Enrico Brizzi e Lorenzo Marzaduri. 

Libera dalla paura" - Aung San Suu Kyi 

Niente Mosche su Frank - John Lennon

1984 - Jeorge Orwell

Novecento - Alessandro Baricco

D'amore e ombra - Isabel Allende

    

 

Amabili resti - di Alice Sebold

Un libro davvero bello, che sono sicuro amerete alla follia a meno che non abbiate un cuore di pietra. Una ragazzina di 14 anni viene stuprata, uccisa e fatta a pezzi da un maniaco, e racconta, oltre a brevi flashback del suo passato, la vita dei suoi amici e, soprattutto, della sua famiglia, negli anni che seguono la sua morte; un domino di avvenimenti che scaturiscono, a partire dalla sua scomparsa, generati da questo sconvolgente accadimento, con lei che li osserva "dall'alto". Scrittura semplice, agghiacciante a tratti, lampi di comicità, momenti di una intensità quasi insopportabile, davvero troppo forti per lasciare insensibili.
Un libro veramente emozionante, che riesce a descrivere nel profondo il dolore della perdita e del distacco, una scrittrice che promette di regalarci ancora emozioni. 
Intenso.

Ale

Fight Club - di Chuck Palahniuk

Un esordio fulminante.
Un romanzo visionario ma profondo. Palahniuk è una specie di pazzo illuminato, che legge dentro la società americana odierna, la fa a pezzi, la psicanalizza e la mette di fronte ai danni che ha fatto, alle devianze che ha generato. Il narratore, senza nome, e il vero protagonista, Tyler Durden, uno pseudo-messia fascista, dapprima inventano il fight club, uno scantinato dove ogni sabato notte uomini di qualsiasi fascia sociale si picchiano tra loro per scaricare le loro tensioni, e dopo mettono su una specie di esercito finchè la cosa non sfugge loro di mano, forse a causa di una donna.Ma la realtà è ancora più complessa. 
Un romanzo che è qualcosa di più. 
Geniale.

Ale

La ragazza con l'orecchino di perla - di Tracy Chevalier

-1664, Delft, Olanda, una sedicenne di famiglia protestante è costretta dalla perdita della vista del padre, a causa di un incidente lavorativo, ad andare "a servizio" in una casa abitata da una famiglia cattolica.La casa è quella del pittore Johannes Vermeer. Bell'intreccio, scrittura scorrevole, ottima descrizione delle dinamiche dell'epoca per la seconda prova (la prima tradotta in Italia) della statunitense trapiantata a Londra Tracy Chevalier. Sospeso tra verità e leggenda, forse manca un po' di pathos, ma tutto sommato il libro risulta interessante per mettere a fuoco quanto poteva essere difficile vivere in quell'epoca.

Ale

Alta Fedelta' di Nick Hornby  - Guanda

-Non si può cominciare una relazione di qualunque tipo con chi ha una collezione di dischi diametralmente opposta alla tua-. Frasi come questa ci fanno capire che Hornby ha scritto questo libro per gli amanti della musica, per tutte quelle persone che credono -nell'amore cantato nelle canzoni pop-, per I sognatori, per chi affronta la vita senza certezze, vivendo sull'onda di un'emozione, di un sentimento, che anche una canzone può provocare. Per chi pensa che ci sia un disco giusto per ogni stato d'animo e perchè no anche un ordine diverso per I propri dischi a seconda delle varie fasi della vita, per chi non sa mettere in fila I suoi 5 dischi preferiti perchè nella loro diversità sta la bellezza, questo è il libro adatto. 
È questo e molto di più. 
È la difficoltà di instaurare rapporti seri, legàmi, con le persone che si amano, in una società dove niente è certo, dove sarebbe bello restare sempre bambini e vivere per le nostre passioni ma purtroppo bisogna confrontarsi con la realtà e questa a volte si rivela diversa da quella raccontata nelle canzoni.

Melissa

IL GENERALE E IL GIUDICE (seconda) di Luis Sepùlveda - Guanda

Ho appena finito di leggerlo e ancora mi risuonano nella testa parole come desaparesidos, torture, regime, paura. Un libro per riflettere. A trent'anni dall'uccisione del presidente del Cile, Allende (proprio l'11 settembre…), una raccolta di articoli e pensieri sull'arresto del dittatore cileno Pinochet, che poteva essere l'occasione per il riscatto di un'intero popolo, dopo anni di soprusi passati quasi inosservati al mondo e all'opinione pubblica, ma che si è rivelata l'ennesima beffa per I familiari di quelle persone a cui il regime dittatoriale cileno ha tolto la parola e la libertà per sempre. 
Crudo e realista, come solo la storia può essere, questo libro può servire per non dimenticare e per farci capire quanto sia importante la libertà di decidere della nostra vita.

Melissa

IL GENERALE E IL GIUDICE (prima) di Luis Sepùlveda - Guanda

L'amica che mi ha prestato il libro ha detto che dovevo "leggerlo assolutamente"....beh, aveva ragione!! Non conoscevo Sepùlveda ma, fin dalle prime pagine, sono rimasto incantato dal suo stile carico di passione e dal suo linguaggio semplice che raggiunge direttamente il cuore del lettore (bellissime sono le parti in cui descrive l'atmosfera che regnava a Santiago nel periodo antecedente al golpe). Il libro è una raccolta di articoli che lo scrittore ha pubblicato sull'onda emotiva della notizia dell'arresto con l'accusa di genocidio e crimini contro l'umanità dell'ex dittatore cileno Augusto Pinochet (avvenuto a Londra il 16 Ottobre 1998 e che, purtroppo, alla fine si è concluso con l'impunità dello stesso). 
Nei suoi articoli Sepùlveda ripercorre la storia del proprio paese a partire dai tragici avvenimenti che portarono alla morte del presidente Allende, attraverso gli anni bui della tirannia di Pinochet per giungere, infine, ai nostri giorni in cui il Cile cerca faticosamente di conseguire una propria identità democratica.
Nella sua lucida analisi non risparmia nessuno, in particolare tutti quei concittadini che sembrano essersi dimenticati delle atrocità del passato regime e che, a torto, ritengono che occore dimenticare il passato per riuscire ad edificare una società democratica. 
Ma come può esserci vera democrazia senza vera giustizia? Il libro non è solo un omaggio a coloro che hanno sofferto pene indescrivibili e patito lutti tremendi ma è, al contempo, un monito rivolto ad ognuno di noi a vigilare senza sosta affinchè libertà e giustizia non ci vengano tolte da sotto il naso. 
Buona lettura a tutti.

Lori

Stupid white Men - Michael Moore

Certo, è un libro "schierato" questo del regista del docu-film "Bowling for Columbine" premiato con l'Oscar. Ma, anche se conoscete un po' il lavoro di Moore, non come, forse, vi aspettereste. Parla male, è giusto dirlo, di George W.Bush (con documenti e "prove" piuttosto chiare, quindi, per così dire, "a ragion veduta"), ma, attenzione, anche, e forse peggio, di Bill Clinton e di Al Gore. A questo punto, non devo dirvi da che parte stia Moore, ma è interessante scoprirlo da soli. Lo stile ironico e fuori dai denti, che lo contraddistingue anche sullo schermo, lo rende digeribile anche quando snocciola dati che, pur se interessanti, potrebbero diventare noiosi. 
Se siete minimamente interessati a quello che succede nel paese che, volenti o nolenti, guida le sorti dell'intero pianeta, troverete gustosamente interessante questo libro.

Ale

Mrs. Dalloway - Virginia Wolf  - Feltrinelli

Sulla scia del successo cinematografico ma soprattutto delle recensioni di "The hours" (che peraltro non ho visto!) mi sono convinta ad acquistare "Mrs. Dalloway" di Virginia Wolf, che decisamente non è il genere di libro che leggo abitualmente. Infatti mi sono avvicinata circospetta, ho letto la prefazione e… Sorpresa! La storia mi ha incuriosito fin da subito! Nonostante sia scritto in un linguaggio un po' ostico per noi lettori moderni abituati a Hornby o Welsh il libro scorre veramente bene. 
L'intero libro parla di una sola giornata vissuta da due persone diverse, due sconosciuti, che percorrono gli stessi luoghi in una bellissima mattina di Giugno in una, insolitamente assolata, Londra di inizio secolo. Mrs. Clarissa Dalloway e Septimus Warren Smith. 
I due incarnano nel libro la vita e la morte. L'una intenta ad organizzare una festa per quella sera, l'altro impegnato ad affrontare I fantasmi della grande guerra ancora troppo vicina.
La storia si sviluppa in un susseguirsi di eventi che porteranno a trionfare l'ottimismo nonostante tutto, anche di fronte alla morte, per Clarissa e al pessimismo e la sfiducia fino all'estremo gesto per Septimus.

Melissa

Confesso che ho vissuto - Pablo Neruda - Einaudi

Se pensate che le biografie siano noiose dovete assolutamente leggere "Confesso che ho vissuto" di Pablo Neruda. Non è solo una biografia, è la storia dei grandi avvenimenti del nostro secolo dal punto di vista non solo di un grande scrittore ma anche di un uomo, che in quegli avvenimenti si è trovato coinvolto in prima persona, suo malgrado, in quanto personaggio pubblico. Che ha avuto il coraggio di dire sempre quello che pensava e il coraggio di schierarsi, in un periodo in cui prendere una posizione poteva costare la vita o l'esilio. 
Bello, veramente bello, scritto col cuore, appassionato, pieno anche di ricordi semplici come l'infanzia nei boschi cileni o la vita domestica nella casa di Val Paraìso. 
Divertente e commovente allo stesso tempo, come la vita.

Melissa


Di tutte le cose visibili e invisibili - Lucía Etxebarria - Guanda

Non scorre come i suoi precedenti romanzi, questo bisogna dirlo subito, probabilmente perché indulge un po' troppo nell'approfondita introspezione psicologica delle motivazioni di tutti i gesti e i comportamenti dei protagonisti, in special modo dei due principali. E magari, per chi non ha letto i suoi lavori precedenti, questo non è il miglior modo di avvicinarsi alla scrittura moderna e cruda delle Etxebarria.
Bisogna dire però, che la descrizione di una relazione "distruttiva" è dipinta benissimo, e questo forse può mettere in guardia che non ne ha vissute, ma può ingenerare ricordi dolorosi in chi c'è passato.
Meno "aggressiva" di prima, più analitica.
Crescere fa spesso questo effetto, pure a lei che ha debuttato con una biografia su Courtney Love. 
Non sempre è un male.


Ale
 


31 canzoni - Nick Hornby - Guanda

Bastardo figlio di puttana!! Quando meno te lo aspetti,  quando stai cominciando seriamente a pensare che si è imborghesito (rivedendo in chiave "reazionaria" l'autocritica radical-chic di "come diventare buoni"), quando sei tentato di fare per una volta una cosa politicamente scorretta, come sbattertene della retorica con la quale cerca di intortarti, parlandoti delle emozioni provocategli dal veder crescere il figlio autistico, e spezzargli definitivamente le gambe, il vecchio Nick piazza un uno-due, ti stende e vince ancora una volta.
Non c'è niente da fare. 
Se amate la musica profondamente, qualsiasi essa sia, se vi piace il cinema e leggere buoni libri Hornby riuscirà ancora una volta a toccarvi il cuore, anche con questo "divertissement", che prende spunto da 31 titoli di canzoni diversissime tra loro, e dà libero sfogo alle sue ormai "classiche" elucubrazioni su tutto.
Datemi retta. Questo non è un libro sulle canzoni. È un libro su chi ascolta le canzoni.
Ve l'aspettavate? Meglio.
Se vi coglie impreparati potrebbero piegarvisi le ginocchia.


Ale
 


In viaggio con Manu Chao - Marco Mathieu - Feltrinelli

Stimo "a pelle" Mathieu, anche se non ci ho mai parlato (forse, ma non mi ricordo bene, ci ho scambiato qualche parola anni fa, dopo un concerto), per cui leggo sempre qualsiasi sua cosa, articoli, recensioni e libri.
Da musicista hardcore-punk (bassista dei Negazione, per gli "sprovveduti") a giornalista "curioso" e "girovago", si è ritagliato, a mio giudizio, uno spazio di tutto rispetto nel panorama nazionale.
Qui, col suo stile asciutto, si "confronta" con Manu Chao, la sua band (Radio Bemba), due anni di tour, e, soprattutto, il suo personaggio, il suo rapporto con il successo, la politica, l'attivismo, la gente, tutto ciò che lo circonda.
Nonostante io stenti a capire perché Manu Chao sia diventato, per un sacco di gente, un personaggio antipatico, questo "diario di viaggio" (con intermezzi anche di esperienze solo di Mathieu), contribuisce a darci un?idea più precisa della sua persona, che vive le contraddizioni del suo tempo e non lo nega, ma cerca di agire in maniera giusta; e scopriamo che quasi sempre, certe scelte "professionali" sono guidate più dal cuore che dalla testa.
Un "dietro le quinte" ben fatto, per gente che non si ferma alla discussione da bar.


Ale
 


Le parole per dirlo - AA.VV. a cura di Nick Hornby - Guanda

Doverosa segnalazione per questa raccolta di racconti brevi, voluta da Hornby a favore della causa di TreeHouse, una scuola per bambini autistici, la quale ha giovato al figlioletto Danny.
12 autori, tra i quali lo stesso Hornby, alcuni già noti, altri meno, danno vita ad altrettante storie, vi assicuro, veramente tutte di ottimo livello. Oltre ad Hornby quindi, Robert Harris, Melissa Bank, Giles Smith, Patrick Marber, Zadie Smith, Dave Eggers, Helen Fielding, Roddy Doyle, Irvine Welsh, John O'Forrel e, addirittura l'attore Colin Firth (che, per inciso, se la cava in maniera egregia), tutti in grande forma.
Da non perdere


Ale
 

Senza gli orsi - Silvia Ballestra - Rizzoli

Senza stare ad indagare sulle stranezze editoriali (la Ballestra ha pubblicato il suo ultimo libro lo scorso anno, e adesso esce una raccolta di racconti brevi, neppure nuovissimi?..l'industria editoriale sempre più come quella discografica ?? e per il momento l'e-book non si scarica "di frodo". oppure si??), andiamo dritti a parlare di questa raccolta di racconti brevi, molto distanti nel tempo (dall' 89 al 2002), dove tra l'altro ritroviamo anche il mitico Antò Lu Purk, e altri personaggi che comunque, conoscendo la bibliografia della Ballestra, ci suonano familiari. 
Lo stile della marchigiana lo conosciamo, e quello che colpisce è che, da una parte è cresciuta stilisticamente, oltre ad essere riuscita a scrivere cose più intense a livello emozionale, anche se meno "punk", dall'altra resta il fatto, come del resto dimostrano i dialoghi de "il compagno di mezzanotte", che è sempre capace di farci divertire anche con i dialetti e la scrittura "ruspante".
Qui, in breve, abbiamo una visione di quello che può e sa fare; tutti gli episodi, anche piuttosto diversi tra loro, sono intriganti, ed alcuni addirittura spassosi ("posso fà la recita de Califano" è imperdibile). 
Da consumare velocemente, in attesa del prossimo romanzo.

Ale 


Undici Minuti - Paulo Coelho - Bompiani

Leggere Coelho è facile, giudicarlo no.Si rischia di risultare troppo accomodanti o troppo sprezzanti a proposito del suo lavoro. Scrive libri troppo in fretta (e questo non significherebbe granché), e spesso mentre lo leggi ti senti assalire dalla voglia di dirgli "ma sei il profeta dell'ovvio!!".
Eppure, a momenti alterni della lettura, dà grandi emozioni.Con "undici minuti" Coelho affronta il sesso come argomento portante, raccontandoci la storia di Maria, una giovanissima brasiliana che non trova di meglio da fare che prostituirsi nella ricca Svizzera.
Il risultato, anche se come già detto e come spesso accade nei libri del brasiliano, è altalenante; il libro però ha dei momenti di grande intensità emotiva. Gli amplessi di Maria (quelli dove lei prova piacere), la scoperta del dolore come viatico verso il piacere profondo e l'avvicinamento a Dio, sono probabilmente i punti più alti del libro, che in fondo risulta godibile.
Nonostante la prolificità però, Coelho resta uno scrittore da assumere a piccole dosi, per evitare la crisi di rigetto.

Ale 

E' Oriente - Paolo Rumiz - Feltrinelli

Il perché si dovrebbe leggere questo libro, oltre che viaggiare, ve lo spiego con uno stralcio del libro stesso. 
"Il viaggio può salvarci. Il nomadismo lento, lo sguardo diagonale dal finestrino, il dialogo vis-à-vis nello scompartimento, l'ascolto di voci deboli, la fatica, la condivisione. Non abbiamo alternative per orientarci fra queste montagne di impressioni, scariche emozionali, stati d'animo, frammenti di voci, schegge di immagini da luoghi troppo piccoli, oppure, all'estremo opposto, conversazioni troppo grandi, scontri di opinioni in libertà nel cielo rarefatto dei talk show. Per non isolarci nell'afasia, schiacciati fra localismi zoppi e pestilenze globali, chiusura nelle piccolo patrie e nostalgie di imperi impossibili". 
Sono di parte, giudicando questo libro. Rumiz è uno di quei giornalisti dei quali leggo sempre gli articoli, quotidiano o settimanale che sia. E, come dice lui stesso nei ringraziamenti, col tempo ha messo a punto questo stile di scrittura giornalistica "on the road", che ti parla di facce, ti racconta le storie e la storia, che inquadra il tutto in un contesto socio-politico. 
Dall'Italia del nord-est a quella del nord a sud lungo la dorsale adriatica, dalla Berlino riunificata a Istanbul passando per i balcani e toccando quasi la Russia, su chiatta lungo il Danubio, Rumiz ci fa viaggiare stando fermi fisicamente, ma innesca la molla del ragionamento nei nostri cervelli. 
Quando parla dell'Italia, oltre all'umorismo comune anche all'amico Marco Paolini (compagno di viaggio in un'avventura simile), ritroviamo anche personaggi simili al Perego di Antonio Albanese (la cultura del capannone). 
Stile impeccabile, contenuti importanti.

Ale 


La prima sorsata di birra - ed altri piccoli piaceri della vita - Philippe Delerm - Frassinelli - 1998

Alcune persone che stimo hanno letto questo libro e ne sono rimaste entusiasmate; pur se vecchiotto ('98), ho provato a leggerlo anch'io. Il risultato è tutto sommato deludente. Il professore esamina alcuni "sapori" e "piccole cose" della vita alla riscoperta della lentezza e della genuinità; il senso della vita sta anche in queste cose, d'accordo, ma il libretto risulta un po' stantio e supponente, anche se scritto in maniera pomposa. Sinceramente, non avevamo bisogno che ce lo dicesse lui con piglio new age che la prima sorsata di birra è la migliore. Anche perché dopo si scalda.

Ale 

Razorama - Enrico Brizzi - mondadori

C'è un certo piacere nello scoprire un giovane scrittore promettente, italiano per giunta, e seguirne la crescita, rimanendone sempre soddisfatti e, al termine dei suoi libri, uscirne sempre arricchiti. Il caso di Brizzi è uno di questi, ed è, a mio parere, uno dei migliori. Brizzi è un ottimo narratore, ed è riuscito negli anni a perfezionare la sua prosa in maniera quasi spaventosa. Questo "Razorama" è scritto in maniera impeccabile, con un taglio quasi antico, bellissimo e, a tratti, perfino difficile. Il problema è che l'intensità della storia ci rimette. Le emozioni che da sempre il bolognese è riuscito a trasmetterci, questa volta quasi mai fanno breccia nel cuore, anche se l'intreccio risulta avvincente. Sono quasi sicuro però, che sarà solo un passaggio verso un ulteriore miglioramento. "I verbi deponenti deponevano contro di lui, e i riflessivi riflettevano la sua ignavia."
Sarebbe un vero peccato che uno scrittore del genere si perdesse.

Ale 

Middlesex - Jeffrey Eugenides - mondadori

 "sono nato due volte : bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell'agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan". Questo l'incipit del libro in questione.Dopo quasi 10 anni del suo splendido debutto "le vergini suicide", torna Eugenides, e torna magistralmente, regalandoci questo libro assolutamente delicato nonostante il tema.Nonostante le oltre 600 pagine, la lettura è di quelle voraci, la storia avvincente, il percorso di Calliope (prima) /Cal(dopo) doloroso e intenso. Ma è lo "sfondo" che rischia di essere ancora più grandioso. Con ottimi espedienti di flash-back, Eugenides ci racconta (sicuramente) una parte della sua vita e delle sue radici, partendo dal 1922 e dall'antica Smirne, passando in rassegna la guerra tra Turchia e Grecia, l'arrivo delle navi degli immigrati negli USA, lo sviluppo e la caduta di Detroit (così, insieme alla lettura critica di "8 mile" ne sappiamo più di un americano del sud), la grande depressione, la seconda guerra mondiale, il Vietnam, la Corea, l'invasione turca di Cipro, l'LSD, il movimento hippy, la nascita della Nation of Islam, il razzismo negli USA, Nixon e il Watergate.......uno spaccato su 80 anni di storia e progresso americano, analizzato da un punto di vista acuto, senza mai segnare il passo nella prosa. E, in questi tempi di revisionismo, non può che far bene. Come detto prima, la storia rimane avvincente, le peripezie della/del protagonista (e della famiglia) affascinano e ci insegnano qualcosa. La "particolarità" dell'ermafrodito protagonista, grazie allo scrittore, viene affrontata in maniera emozionale e non lascia spazio né alle pruderie né alla volgarità. Un gran bel libro.

Ale 

Chuck Palahniuk - Soffocare - Mondadori

Confesso, non avevo mai letto gli altri libri di Palahniuk.Ma letto questo, ho ordinato gli altri 3.Devo averli.Con la precisione di un medico, Palahniuk ci porta in una realtà parallela, quella dei sessodipendenti.Ne esce (e mi prendo tutta la responsabilità di questa affermazione) un nuovo "american psycho".Riesce a rendere credibile anche il finale, dove chiunque altro si sarebbe perso.Per palati forti, fortissimi, ironici, smaliziati e, si, un po' perversi.........

Ale 

Banana Yoshimoto - Presagio triste - Feltrinelli

Eccoci qua, ancora un libro di Banana...a volte ci si chiede "ma perché continuiamo a leggerli?" e la risposta non viene....sembra che scriva sempre le solite storie, alla stessa maniera, eppure..eppure li compriamo, magari li lasciamo lì un po', a "decantare", poi una sera, quando meno ce l'aspettiamo zac : lo apri, lo leggi, lo finisci in un attimo.Ti lascia poco, ma a volte basta poco.Certo, pochi riescono a rendere così leggiadro anche l'incesto, quasi romantico.Ma è così.Sicuramente non è il massimo, non è il migliore, e non è fondamentale.Ma funziona.

Ale 

Ti prendo e ti porto via- N. Ammaniti
Piccola Biblioteca (purtroppo) ed. Mondadori

Oltre ad essere le parole di una canzone, "Ti prendo e ti porto via" e' il primo libro di Ammaniti che mi capita di leggere.

Non si fatica a capire che l'autore e' giovane: le storie, i vocaboli, il modo di scrivere lo svelano immediatamente. Lo stile e' fresco, ricco di dialoghi quasi a scapito delle riflessioni, ritmico, immediato. Nel plot si sviluppano due storie principali con due protagonisti maschili: Graziano Raglia e Pietro Moroni e infinite altre storie "satellite"comunque linkate alla vita dei nostri due punti di riferimento principali.Il romanzo si svolge perlopiu' in un piccolo centro della Maremma. Decisamente ironica e paradossale la scrittura di A. che racconta tramite i suoi personaggi una parte dell'infinito "genere umano", studiandolo con l'occhio del giovane osservatore e racchiudendolo in una galleria di stereotipi a cui ognuno di noi potrebbe appartenere. La storia appare fresca e leggera se non fosse per la virata decisa che, negli ultimi capitoli, spiazza il lettore ormai tranquillamente immerso nella lettura di un quasi "Harmony-Humour".

Se si potesse consiglierei di leggere questo libro partendo dalla fine dove penso sia il vero senso di tutta la storia, lo svelarsi dei personaggi, l'espiazione delle colpe e, ma solo per Pietro, la redenzione.

mm


"Il gioco di Gerald" di
Stephen King


Maine Usa.
Gerald e Jessie vivono un matrimonio ormai giunto alla monotonia totale, quindi qualche giochetto erotico per ravvivarlo nella caso isolata sul lago...
Ma un giorno qualcosa non funziona; lei si trova ammanettata al letto sotto di lui che la vuole possedere a tutti i costi, dei ricordi le riaffiorano dal passato, qualcosa che successe molti anni prima durante un' eclissi totale di sole, quindi la reazione improvvisa di Jessie.
Tenta di allontanarlo con un calcio e Gerald muore sul colpo dopo di che rimane ammanettata senza cibo e senza acqua.
Un personaggio femminile formidabile che arrivato alla fine delle forze riesce a sopravvivere trovando una soluzione tra i ricordi del giorno dell' eclissi e riuscendo a scappare da uno strano uomo o demone che la stava spiando da giorni.


Letiz  


"L'altro nome del rock" di
Enrico Brizzi e Lorenzo Marzaduri.
 

"Eravamo partiti alle prime luci dell'alba e io avevo guidato per ore senza fermarmi. Nel corso di quel viaggio avevamo parlato, ascoltato musica dal mangianastri e, in certi momenti, cantato come ai tempi delle gite scolastiche in pullman. Dopo un paio d'ore che viaggiavamo lei era rimasta senza sigarette, e così, finché ce n'erano state, aveva fumato le mie senza problemi…" Otto racconti brevi, uno stile ironico e pungente. Ecco l'ennesimo successo di Enrico Brizzi, bolognese, iscritto alla facoltà di Scienze della Comunicazione, appassionato di musica, ma soprattutto scrittore dal talento vivace e spigliato: lo testimoniano titoli ormai celebri come "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", "Bastogne", "Tre ragazzi immaginari", o ancora "Elogio di Oscar Firmian e del suo impeccabile stile". Stavolta Brizzi sceglie come protagonista incontrastato il tema della musica, ma in una variante diversa rispetto a quella che ci viene quotidianamente mostrata attraverso i videoclip e la radio: il rock, la cosiddetta "musica del diavolo", in questo caso diventa musica esistenziale, in quanto percorre costantemente le vite dei singoli personaggi, riflettendone ora i toni malinconici e drammatici, ora quelli riflessivi e contemplativi. Da qui il titolo. Il romanzo, quindi, assume la forma di un lungo viaggio, sempre accompagnato da uno sfondo musicale, sia che si tratti di ska, di ballate elettriche alla Neil Young, di musica leggera o di suoni al tempo stesso melodiosi e aggressivi come insegnano i Red Hot Chili Peppers. Potremmo dire che la musica è soltanto un diversivo in fin dei conti, un modo per parlare d'altro, ossia dei conflitti interiori che ogni individuo porta dentro di sé, dei fallimenti che ciascun uomo prova sulla propria pelle, ma soprattutto del tentativo disperato di non cadere nell' oblio e nella frustrazione. Tanta è la varietà musicale, quanto vasta è la ricchezza di temperamenti e di caratteri: ciascuno di noi porta con sé una colonna sonora, una melodia speciale e unica, che vorrebbe ascoltare nei momenti di difficoltà, per poter trovare nella musica ciò che non riusciamo a scorgere al nostro interno; ed è proprio questo che Brizzi tenta di realizzare: fa muovere e agire i propri personaggi spontaneamente, cercando di non intervenire anche laddove la storia rischia di parlare di aspetti banali e ordinari della vita, e riportando i pensieri come in una sorta di monologo, in cui l'autore aggiunge soltanto la musica, che scandisce ciascuna parola e lega in modo omogeneo l'intero romanzo.

Roska.


"Libera dalla paura" di
Aung San Suu Kyi
 

"Non è il potere che corrompe, ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto. […] I Birmani si erano stancati di un precario stato di passiva apprensione, in cui si sentivano come 'acqua in mani raccolte a coppa' del potere." Il concetto di 'democrazia' non riveste ovunque lo stesso significato: vi sono paesi in cui vengono negate anche quelle libertà basilari che per noi occidentali rappresentano un'acquisizione ormai stabile e scontata; paesi in cui soltanto il tentativo di contestare l'autorità può condurre un uomo alla morte; paesi in cui portare avanti un ideale può voler dire rimanere emarginati o messi in condizione di tacere; paesi in cui i comizi pacifici non possono avvenire senza il maltrattamento o l'imprigionamento dei dimostranti. Il libro ha come scenario proprio uno di questi contesti, la Birmania, attraverso cui si muove l'azione coraggiosa e instancabile della dissidente Aung San Suu Kyi. Suu Kyi, Premio Nobel per la pace nel 1991, ha dedicato la propria vita al tentativo di riscattare la libertà del suo popolo e della sua patria, fino a divenire la guida ideologica e pratica della Birmania avversa alla dittatura militare, assistendo dapprima all'uccisione del padre, anch'egli soprannominato eroe dell'indipendenza nazionale, e affrontando lei stessa, in un secondo momento, sei anni di arresti domiciliari, da cui venne liberata soltanto nel 1995. Tutto questo per aver cercato di ridare la speranza e il senso di dignità ad un popolo vessato da un potere intransigente che lo rende estraneo a qualunque tipo di scelta politica o gestionale, e per aver avuto il coraggio e la forza di esprimere pubblicamente il proprio pensiero, senza la paura delle conseguenze che lei stessa probabilmente prevedeva che avrebbero avuto luogo. Un'altra voce femminile si fa portavoce delle prospettive di affrancamento di un popolo, utilizzando, come già insegna Isabel Allende, gli strumenti della dolcezza e della pacatezza per denunciare un'ingiustizia ormai insostenibile. Nel libro Suu Kyi, appoggiata dal costante impegno del marito, il professor Michael Aris, e dei figli Alexander e Kim, offre un'analisi profonda e partecipe della realtà della Birmania, in tutti i suoi aspetti, dalle tradizioni religiose ai movimenti nazionalisti, dalla vita intellettuale ai rapporti con il resto del mondo, invitandoci a riflettere su quale sia il vero significato che il termine "libertà" porta con sè, ma soprattutto se è ancora possibile, in un contesto mondiale contraddistinto da forti squilibri politici e sociali, riscoprire il valore autentico di una parola ormai usata troppo ovviamente. 

Roska.

 


“Niente mosche su Frank” di John Lennon

“E’ stato piuttosto divertente essere vicino a John e contribuire al nutrimento di questa macchina comica. Lui è stato un vero spasso e i libri sono proprio grandiosi…Persino i nostri figli li hanno trovati divertenti quanto noi.” George Harrison.

Corre l’anno 1964, precisamente il 23 Marzo 1964, e John Lennon pubblica “In His Own Write”, titolo successivamente tradotto nel più libero “Niente mosche su Frank”. Il successo è immediato: non soltanto il libro vende più di 25000 copie nel giro di una settimana, ma riceve anche entusiastiche critiche da parte dei maggiori quotidiani del tempo… fino ad oggi, 2001, in cui l’opera può vantare di essere annoverata tra i best seller più letti.
E’ indubbio che il trionfo di “In His Own Write” sia dovuto in larga parte alla popolarità dell’autore, ma, dando un’occhiata ai racconti e ai disegni che li corredano, ci rendiamo conto che questo libro non a torto fu definito da George Harrison una “macchina comica”. John Lennon, infatti, oltre ad essere una delle voci più intense del panorama musicale del ‘900, si rivela anche uno scrittore dalla spigliatezza acuta e spontanea, un prestigiatore di parole e una mente che sa rappresentare in modo divertente, e talvolta pungente, la realtà e gli uomini che lo circondano. Abbandonata ogni minima regola di linguaggio, si apre un mondo in cui le parole perdono il loro significato tradizionale, per diventare suoni puri e neologismi. L’opera è costituita da due parti generali – “In His Own Write” e “A Spaniard in the Works”- e da un grande numero di brevi racconti – “La pisola del tesoro”, “Branca Nene e i pettenaghi”, “La nespola errante”, “La pecora di Berenice”, “Io Credo…gredo”, per citarne solo alcuni. -, che già dal loro titolo si presentano come narrazioni surreali e paradossali, giocate interamente sul particolare suono e sul traslato, che conferiscono significati nuovi e imprevedibili ai termini; ed è proprio questa spontanea capacità comica e ironica che valse a John Lennon lo pseudonimo di “Beatle letterato”.
Ancora una volta un esempio della possibile commistione tra musica e “poesia”, in cui l’una alimenta l’altra, secondo quell’ispirazione continua e quel reciproco passaggio di messaggi e parole che caratterizzano la stessa produzione artistica dei Beatles.

Roska.


“1984” di George Orwell

“Simili a una risposta, i tre slogans sulla facciata del Ministero della Verità gli ritornarono dinanzi agli occhi: LA GUERRA è PACE, LA LIBERTA’ è SCHIAVITU’, L’IGNORANZA è FORZA.
Nel 1948 Eric Arthur Blair, in arte George Orwell, dava vita ad un’opera visionaria e profetica, conseguenza diretta delle inquietudini e delle paure che i due conflitti mondiali e l’olocausto avevano lasciato nell’animo umano. Giocando su uno scambio di numeri (1948-1984), Orwell ci presenta una società priva delle caratteristiche che possano giustificare l’espressione “società”: protremmo piuttosto parlare di un agglomerato amorfo di individui, espropriati del loro diritto di sognare, di amare, di pensare e di agire, in cui tutto è regolato dal Socing, il Grande Fratello capace di entrare e di spiare non soltanto nelle case, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, ma, in modo ancora più terrificante, anche nelle menti delle singole persone, per annullare ogni minima capacità critica e riflessiva. Il Grande Fratello come la parodia di un’entità divina, onnipresente e incalzante, che basa la propria dottrina sui motti LA GUERRA è PACE, in quanto il Socing, per conservare la propria esistenza, ha bisogno di mantenere un sottile stato di tensione, in cui ciascuno sia portato a sospettare e smascherare chiunque sembri non conformarsi a quanto imposto, in un duello continuo e meschino tra gli individui; LA LIBERTA’ è SCHIAVITU’, poiché un regime totalitario non può permettere che vi sia libertà di pensiero, ma in particolare di espressione e di parola, e quindi possibili critiche e ribellioni; e infine, L’IGNORANZA è FORZA, dato che soltanto la non conoscenza dei propri diritti può far sì che gli individui accettino con fatalismo le condizioni presenti, spinti a ritenere di vivere “nel migliore dei mondi possibili”.
Dall’altro lato, a confronto, abbiamo la nostra società, i cui caratteri forse non sono ancora così estremi e nientificanti, ma in cui i mezzi tecnologici e telesivi sembrano assumere un ruolo predominante nella vita delle persone, fino a condizionare le scelte e i gusti, laddove non esista un atteggiamento critico e dimensionatore e un maggiore rispetto per la dignità umana.
Ecco perché Orwell viene definito “profeta visionario”: una mente lungimirante, che ha saputo interpretare le inquietudini umane con grande lucidità.


Roska


“NOVECENTO” di Alessandro Baricco.

“Novecento, perché cristo non scendi, una volta, anche solo una volta, perché non lo vai a vedere, il mondo, con gli occhi tuoi…tu non sei scemo, tu sei grande, e il mondo è lì, c’è solo quella fottuta scaletta da scendere, cosa sarà mai, qualche stupido gradino, cristo, c’è tutto, alla fine di quei gradini, tutto.”

Oscillando tra testo teatrale e puro monologo, Baricco ci raffigura un’incredibile storia, la storia di una vita trascorsa viaggiando per i porti e i mari di tutto il mondo, la storia di un uomo chiamato Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento che suona il pianoforte da Dio…niente di inverosimile, se non fosse che è la storia di un uomo che, per mancanza di coraggio o per desiderio di restare, nato a bordo di una nave, non ne è mai voluto scendere. Ma non è solo questo. E’ anche un’importante lezione di vita, giocata sull’ironia e l’assurdo, tecniche che Baricco sa gestire perfettamente.

Novecento rappresenta ogni singolo individuo, e la nave in questione simboleggia il retaggio di abitudini, pregiudizi e assuefazioni che regolano la vita dell’uomo. Nel corso della lettura ci sentiamo estremamente vicini a Novecento, man mano ci rendiamo conto di poter capire le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi desideri. Ma soprattutto, facciamo nostro l’invito di Baricco: non affidare la nostra brevissima vita ad un insieme di preconcetti, che rischiano di camuffare una prigione in libertà; imparare ad assaporare il nostro diritto di essere noi stessi e di creare una vita a misura dei nostri sogni; saper difendere con i denti il dovere di essere individui prima che parte della massa; avere il coraggio di osare anche se può sembrare follia.

Ora ci chiediamo: Novecento seguirà i consigli del suo creatore? Scenderà finalmente la scaletta che lo separa dal mondo? “Ai posteri l’ardua sentenza”, o meglio, a voi, se deciderete di intraprendere la lettura di questo libro, piccolo, ma ricco di sogni, al di là della scelta del nostro protagonista.

 Roska.

“D’AMORE e OMBRA” di Isabel Allende.

“…ribatteva che la dittatura non aveva risolto alcun problema, ma solo aggravato quelli esistenti e creato altri, e che la repressione impediva di conoscere la verità. Avevano collocato un tappo ermetico sulla realtà e avevano lasciato che lì sotto fermentasse un caldo atroce, accumulando tanta pressione che quando fosse esploso non ci sarebbero stati macchinari di guerra né soldati sufficienti per controllarlo.”

Queste parole risuonano come un urlo, attraverso il quale Isabel Allende intende denunciare la drammatica vicenda dei desaparecidos e delle loro famiglie, ovvero la terribile esperienza vissuta dal Cile intorno agli anni settanta; più che di urlo, sarebbe giusto parlare di implacabile sussurro, perché, sfruttando le sue incredibili doti, la scrittrice racconta le prevaricazioni e le angherie della dittatura con tono dolce e femminile, ma al tempo stesso caparbio e inesorabile, che non lascia al lettore dubbi: la parola è una lama affilatissima, che incide alla perfezione i colpevoli e le colpe. Isabel Allende e la sua famiglia hanno vissuto sulla propria pelle la violenza, fisica e morale, che viene descritta: vissuti in Cile, in seguito al golpe di Pinochet hanno dovuto rifugiarsi in Venezuela, per poi approdare negli Stati Uniti. Di conseguenza, la storia di Irene e Francisco, rispettivamente giornalista e fotografo, assume molti accenti autobiografici, attraverso i quali la scrittrice fa emergere la disperazione e l’impotenza provata dalle vittime del potere. Tuttavia, accanto al tormento e al fatalismo, troviamo ben visibili anche la forza e l’energia di alcuni personaggi, che forse non riusciranno a sconfiggere totalmente il regime dittatoriale e ciò che ne deriva per conseguenza, ma otterranno perlomeno di non dover vendere le proprie idee o rinunciare alla propria vita. Irene e Francisco rappresentano appunto la lotta in nome della libertà, fisica e morale, perché, come intende farci capire la scrittrice, l’unico mezzo che veramente può incutere timore ai governi totalitari, ciò che è in grado di far crollare il potere incondizionato, è proprio la coscienza che i popoli sottomessi hanno di se stessi e dei propri diritti. Allora, ecco perché il romanzo si chiude con un segno di speranza: quando i popoli saranno finalmente consapevoli della libertà a cui hanno diritto, non ci saranno “né macchinari di guerra né soldati sufficienti” per controllare la tensione e la rabbia repressa nel corso di un intero regime dittatoriale.

Roska.

 

Casa di Toscana in Concerto

a cura di dylanfour e xavier  - © 2004 -